Talpa in Comune a Ravenna: "Il dipendente fu infedele, giusto licenziarlo"

Il Tribunale del lavoro ha rigettato il ricorso per il reintegro presentato dal geometra comunale che passava in anteprima i documenti alla Pigna: "Arrivava a dare consigli sulla linea da seguire"

La polizia locale davanti al municipio (foto d’archivio)

La polizia locale davanti al municipio (foto d’archivio)

Ravenna, 16 dicembre 2022 - "Da sempre su posizioni critiche verso l’operato degli organi comunali, nel tentativo di screditarli ha fornito per le vie brevi ad un terzo, in contatto con un gruppo consiliare di minoranza, una notevole mole di documentazione interna all’ente, arrivando a dare consigli sulla linea politica da seguire". E "il motivo, emerso dagli atti dell’indagine penale, è la lotta politica".

La polizia locale davanti al municipio (foto d’archivio)
La polizia locale davanti al municipio (foto d’archivio)

Lo scrive il giudice del Tribunale del lavoro, Dario Bernardi, nella sentenza con cui rigetta il ricorso e la richiesta di reintegro – nonché di pagamento di un’indennità risarcitoria – dell’ex geometra comunale M. V., licenziato nell’aprile 2021 per avere acquisito documenti protocollati, che nulla avevano a che fare con la sua attività presso l’ente e che poi venivano passati, "in termini costanti e massivi", al gruppo di minoranza della Pigna. Nella vertenza l’ex lavoratore era difeso dall’avvocato Claudia Labate, il Comune era tutelato dall’avvocato Sandro Mainardi.

Il caso del ’Talpagate’ scoppiò all’indomani della pubblicazione sui giornali del no di Arpae, commentato favorevolmente dalla Pigna, alla costruzione di un polo scolastico, ricavato da un documento che – notarono i dirigenti del Comune – non era ancora stato oggetto di accesso agli atti da parte di alcuno. La conseguente indagine interna accertò che l’accesso era stato fatto da un geometra dell’ufficio edilizia, sempre con le credenziali della moglie. Gli accessi abusivi al sistema informatico risultarono poi numerosi, in orario serale, con visualizzazione di documenti, "tutti estranei all’attività lavorativa di sua moglie". L’istruttoria ha così permesso di escludere che l’accesso a quel documento proveniente da Arpae fosse riconducibile all’attività lavorativa del geometra, di cui il giudice biasima principalmente "tre aspetti". "Il primo – scrive – è di metodo, avendo lo stesso utilizzato le credenziali della moglie", che a sua volta rischiò il posto di lavoro. Il tutto, peraltro, sostenendo di "non essere più in possesso delle credenziali di accesso", circostanza ritenuta "inverosimile" dato che non aveva mai segnalato problemi all’ufficio competente a risolverli. La circostanza della fuga di notizie per il Tribunale "già in sé presenta notevole gravità, in quanto sinonimo di infedeltà del tutto consapevole".

Il giudice elenca una serie di messaggi, acquisiti dall’indagine penale, tra il geometra e l’uomo "in contatto con un gruppo di minoranza", cioè Roberto Ticchi per la Pigna: "Ohi, mi raccomando, la porcheria del pala (nuovo palasport; ndr) battetela se potete e volete anche in modo più eclatante... secondo me la prima pagina è sempre la prima pagina", ancora: "costi nascosti, spese già effettuate distratte, bisogna massacrarli, non se l’aspettano, tanto meno depa (il sindaco de Pascale; ndr)". Il fatto che il lavoratore, dicendo di non avere interessi politici, scrive il giudice, "non risponde a verità".

Poi, nello specifico, sulla divulgazione del documento sulla scuola, scrive, "veniva inviato su whatsapp a un terzo (col quale vi era una imponente scambistica di notizie e commenti politici oltre che un rilevante flusso documentale), il quale lo veicolava a un gruppo di minoranza che provvedeva a farne un comunicato di attacco all’amministrazione". Inoltre, "non può ritenersi tale attività episodica". Il dipendente si era difeso, inoltre, sostenendo sia di aver voluto indicare il numero di protocollo ("se voglio mandare un protocollo, mando solo un protocollo", scrive il giudice), sia che il documento avrebbe potuto essere acquisito da un consigliere con istanza di accesso agli atti: "tale istanza non venne mai presentata – conclude il giudice Bernardi – proprio perché in Comune vi era la talpa che passava i documenti al gruppo politico di opposizione". Per questo il licenziamento viene ritenuto congruo, in quanto "non può proprio dirsi che in futuro il lavoratore avrebbe svolto in maniera fedele le proprie attribuzioni".