Il Dlf chiude i battenti: "Speriamo nella riapertura

Stop allo storico bar dal primo dicembre. Le associazioni che hanno sede nell’edificio: "Accesso garantito fino al 31 dicembre, poi non si sa"

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È calato il sipario sul Dopolavoro ferroviario: con la chiusura del bar, che non ha più riaperto i battenti, la struttura è di fatto aperta alle sole associazioni che hanno sede al piano superiore della struttura che sorge all’angolo fra via Cavour e via Torricelli. Un colpo alla storia della città, alla sua vita sociale ma anche culturale: nel giardino trova infatti posto la capanna progettata da Romolo Liverani, visitabile solo varcando il cancello d’entrata, che da tre giorni è fatalmente chiuso.

Tutto è cominciato con la pandemia, che fra i soci del Dlf ha colpito in maniera particolarmente dura: 14 soci hanno perso la vita. Molti altri hanno cessato di venire qui, così come in tanti altri posti. "I più giovani invece hanno preso altre abitudini", spiega la storica barista Nakia Lombardi. L’infinita catena di chiusure inflitte alla vita sociale durante la pandemia ha pesato sul Paese e in maniera decisiva su tante attività, fra cui il Dlf: "Essendo un circolo il Dlf è rimasto chiuso sei mesi. Ha poi riaperto in una situazione ormai compromessa a livello di pubblico: si cominciò dunque a chiudere alle 18, e non più a mezzanotte".

Lombardi non perde la speranza: "Vogliamo credere in una riapertura, che quel luogo non verrà semplicemente consegnato alle Ferrovie. L’intenzione pare sia quella di darlo in gestione, facendolo diventare un vero e proprio bar aperto al pubblico, e non legato strettamente a un gruppo di soci".

Pur essendo la struttura commissariata al Dlf nazionale, fino all’ultimo infatti il bar ha continuato a funzionare, e si sono organizzate feste come sempre era accaduto: Ssi è sempre riusciti a fare fronte alle spese ordinarie grazie al bar, alle feste, ai corsi di ballo. Ma non abbastanza per potersi sobbarcare gli affitti e l’aumento dei costi energetici".

Le due bariste si stanno già guardando intorno alla ricerca di nuovi impieghi: è stato detto loro che nel caso occorra personale saranno le prime cui ci si rivolgerà, ma qualora l’eventuale futura gestione fosse in capo a più individui, questi potrebbero non avere bisogno di dipendenti. Nei locali al piano superiore hanno sede varie realtà, fra cui la Fototeca Manfrediana, lì da dodici anni, una redazione, una scuola di yoga, il club di tifosi del Torino Calcio e lo storico gruppo ludico ‘Maghi, guerrieri e menestrelli’. Varie scuole di ballo tengono poi i loro corsi nella sala che in occasione delle feste – le ultime delle quali recentissime – diventava la pista su cui ci si dimenava di fronte alla console. "Abbiamo tutti cominciato a preoccuparci", spiega il presidente della Fototeca Gian Marco Magnani, "ad esempio che ci possano addirittura essere staccate le utenze. A oggi non ci sono state date molte informazioni. Il commissario del Dopolavoro ferroviario nazionale è parso voler rassicurare tutti, manifestando la volontà di trovare la maniera di tenere aperto quel luogo. Al momento però sappiamo solo che l’accesso è garantito fino al 31 dicembre: nel corso del mese dovrebbero dirci che accadrà a partire dal primo gennaio".

Filippo Donati