"Il Famoso rende onore al nome Una bella scommessa vinta"

Partimmo nel 2008 da 800 bottiglie: oggi siamo arrivati a 40mila. Rambëla è un nome che tutti conoscono

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La sfida dell’azienda agricola Randi, viticoltori a Fusignano da ormai varie generazioni, è da sempre quella di poter dire che anche in pianura, con i vitigni giusti e la tecnica corretta, non è un’utopia fare vini di qualità. Massimo Randi, il clima del 2022 ha complicato la questione, non è così?

"Senz’altro. Eppure i nostri vitigni autoctoni – Longanesi, Famoso, Centesimino, Malbo Gentile – oltre ovviamente a Trebbiano e Sangiovese, non ci hanno delusi neppure in queste condizioni. A Giovinbacco il pubblico troverà i vini dell’annata 2021: è il momento migliore per gustarli. Per quanto riguarda il 2022 possiamo dire che l’alta qualità ottenuta sia in parte merito della genetica di quei vitigni, in parte nostro, e in gran parte delle acque del Canale emiliano romagnolo".

Benché gli ingegneri che idearono il Cer non pensassero certo che quelle acque sarebbero servite per le viti...

"Assolutamente: il che è indicativo della portata della siccità che abbiamo avuto di fronte". L’evoluzione del clima cambierà le caratteristiche dei vini? "E’ inevitabile. Se davanti al cambiamento climatico che vediamo in atto dicessimo che tutto rimarrà identico a se stesso faremmo un torto all’intelligenza di chi ama il vino. Il Bursôn, ad esempio, tende già a vedere attenuata la nota cosiddetta ‘verde’ del Longanesi. Questo pur a fronte di tutti gli accorgimenti che abbiamo adottato, come la vendemmia solo all’alba, anticipata di quasi 40 giorni rispetto ad anni fa".

Il Famoso nel frattempo è diventato sempre più degno del suo nome, non è così?

"Una scommessa che la nostra azienda ebbe il coraggio di cogliere, insieme a poche altre. Partimmo nel 2008 da 800 bottiglie: oggi siamo arrivati a 40mila. Rambëla è ormai un nome che tutti conoscono, anche oltre l’Europa. All’inizio eravamo praticamente gli unici, oggi siamo un gruppo piuttosto folto. Il che ci inorgoglisce: significa poter avere contemporaneamente un’azienda che fa promozione qui, una che è in un’altra regione, una all’estero. Tutto a beneficio del Famoso".

Una vostra produzione, l’Uva Dora, vive invece una crisi, è corretto?

"Ahimé sì. Anche noi abbiamo accantonato la produzione, e non ho notizia di altre aziende che imbottiglino. Parliamo di un vino molto caratteristico, che si distingueva sia dai rossi che dai rosati. Per molti consumatori appariva quale una sorta di ibrido, spiazzandoli. Non escludo che in futuro i gusti del pubblico possano essere maturi per un prodotto come quello. Si tratterà forse di trovare un momento favorevole, come accadde al Longanesi o al Famoso. Forse arriverà anche per l’Uva Dora".

Filippo Donati