"Il Festival prova ad andare avanti"

Cristina Muti: "Il virus ci ha resi creativi, ci siamo inventati un nuovo genere". Tolte le poltrone all’Alighieri

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Ravenna Festival non si arrende e affronta questo difficile periodo proponendo una Trilogia d’Autunno modellata sulle misure di sicurezza anticovid. Primo dei festival italiani ed europei a garantire un ritorno alle scene in sicurezza, dopo la prova di coraggio e creatività di quest’estate il Festival rinnova il proprio impegno per poter offrire al pubblico lo spettacolo dal vivo, senza per questo rinunciare alla sicurezza di artisti e spettatori. Nelle varie sedi in cui si svolgeranno gli spettacoli, teatro Alighieri, Pala De André, basilica di San Francesco, saranno applicate tutte le norme di contenimento al Covid. Ci sarà dunque la misurazione della temperatura, l’obbligo di mascherina e di distanziamento tra le persone. Chi inoltre avrà necessità di alzarsi e spostarsi dal proprio posto potrà farlo solo con l’assistenza del personale di sala. Non solo, per assicurare il rispetto di tutti i protocolli, il Festival ha immaginato allestimenti inediti nel caso, ad esempio, del teatro Alighieri. Un allestimento che ha comportato una piccola rivoluzione: la platea è stata liberata dalle poltrone per lasciare il posto all’Orchestra giovanile Cherubini in occasione di Faust Rapsodia, mentre il pubblico prenderà posto nei palchi, nelle galleria e nel loggione.

Ma le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria, e lo ha sottolineato ieri Cristina Mazzavillani Muti in teatro durante la presentazione della Trilogia, hanno dato il via anche ad un nuovo genere. "Grazie a Dante e al Covid siamo riusciti a creare tutto questo", ha detto la presidente onoraria di Ravenna Festival riferendosi a Faust Rapsodia e in generale a tutta la Trilogia.

"Lo abbiamo fatto – ha continuato – con la volontà ferrea tipica di questa terra che di fronte alle difficoltà si industria, ma non si ferma. Mi sono venuti in mente i nostri contadini che non si danno per vinti: ‘non si può più piantare cipolla? Pianteremo le rape’ dicono". Ha ricordato il titolo della Trilogia di questa edizione così speciale: "Siamo stati capaci di passare dalla scultura al teatro – ha sottolineato – e quando abbiamo capito che la Trilogia nel senso tradizionale non si poteva fare, abbiamo unito ‘La Danza, la Musica, la Parola’". Quando aveva preso la parola, pochi minuti prima, Cristina Muti si era guardata attorno con un sorriso, osservando il ‘suo’ teatro. "Per me – aveva poi spiegato – questo è un momento fortissimo dell’anima. Ho staccato un po’ la spina, è vero, ma quella corrente l’ho lasciata in mani straordinarie. Ho amato il Festival come ho amato la mia Ravenna e ho lavorato perché arrivassimo a questo. E qualsiasi cosa succederà tutto questo dovrà continuare".

Annamaria Corrado