Che fare dopo la rottura dell’argine del fiume Lamone a Boncellino affinché non accada più? Per rispondere a tale interrogativo, occorre chiedersi se si è trattato di un disastro prevedibile, oppure esso è dovuto solo all’eccezionalità degli eventi. A tale scopo ricordo che nel 195556 all’età di circa 1415 anni, ho assistito ad una piena del fiume Lamone analoga a quella delle scorse settimane con un livello si fermò a pochi centimetri dalla sommità dell’argine. In quella occasione la tracimazione fu evitata dal taglio tempestivo dell’argine in valle.
Nel 2011 mi è capitato di ricoprire il ruolo di presidente del consiglio di Circoscrizione di Traversara e il ricordo di quella piena eccezionale mi portò a richiamare l’attenzione dell’amministrazione Comunale sulla pericolosità della foresta di alberi che si era venuta a creare nell’alveo del fiume Lamone. La reiterata insistenza su tale argomento attraverso verbali protocollati, convinsero e indussero il sindaco di Bagnacavallo (Laura Rossi) ad organizzare una pubblica assemblea sull’argomento, da tenersi presso la sala azzurra di Villanova comunicatami con lettera protocollata del 15 novembre 2011.
Pienamente soddisfatto per tale decisione partecipai all’assemblea con un intervento che faceva riferimento a quel ricordo, e sostenendo la pericolosità di quella foresta in caso di piena. Con mio stupore e disappunto la tesi conclusiva fu la seguente: gli alberi servono a rallentare la velocità della piena consentendo un deflusso meno impetuoso e quindi meno pericoloso, e che comunque il Lamone era da considerarsi un fiume sicuro in quanto in caso di emergenza poteva contare sull’apertura dell’argine in valle. In quella sede circolarono anche alcune voci che ritenevano gli alberi anche una risorsa per alimentare la centrale a biomasse di Russi. Ora che quanto si temeva si è verificato sarebbe complicato individuarne le responsabilità in quanto troppo intrecciate tra loro, ma servire per ispirare soluzioni che prescindano dalla comoda definizione che tutto dipende da un evento eccezionale mai accaduto prima ed esclusivamente dovuto al cambiamento climatico. Serve invece evitare il rischio che ci si trinceri dietro questo fenomeno lasciando: la foresta di alberi nell’alveo del fiume, i ponti con poca luce tra i piloni che sostengono le campate dei ponti e l’incertezza nel decidere in caso di pericolo l’allagamento della valle.
Giuseppe Graziani