Il forno degli antichi celti rinasce al Malmerendi

Lo realizzerà al museo l’archeologo, docente e ceramista Roberto Deriu. Riprodurrà opere che vanno dal paleolitico all’era precedente ai romani

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Le forme della Romagna prima che fosse romana: sono quelle che il docente, archeologo e ceramista Roberto Deriu, in collaborazione con il Museo Malmerendi, punta a plasmare nel forno di stile celtico la cui costruzione comincerà di qui a poche ore nel giardino sul retro del museo di storia naturale. Sul posto è già approdata la terra necessaria a realizzarlo: circa cinque quintali provenienti dall’area di Carpi – un tipo di argilla particolarmente refrattaria al calore per via della sua componente sabbiosa. Il luogo in cui in primavera il forno dovrebbe sorgere è in un punto dell’area verde sul retro, già privo di alberi, lontano dalle chiome degli esemplari più monumentali del giardino botanico. Il primo passo coinciderà con lo scavare una piattaforma per una profondità di qualche decina di centimetri, sulla quale troverà posto il forno vero e proprio, che avrà una lunghezza di circa tre metri e un’altezza di una quarantina di centimetri.

La cottura del forno stesso – una cottura parziale, in realtà, in quanto il calore avvolgerà solo le camere interne, in maniera non troppo diversa dai procedimenti di realizzazione delle future ceramiche – sarà la prima vera uscita pubblica del nuovo ospite del Malmerendi, che con questa operazione avrà una caratterizzazione forte anche sul fronte ceramico, potendo dare vita a un qualcosa che al Mic o negli altri musei della città non avrebbe potuto vedere la luce. "La scelta della tipologia di forno", spiega Roberto Deriu, "è caduta su quelli di tipo celtico comuni fra il VI e il III secolo a.e.v. – prima cioè che la romanizzazione imponesse i suoi stili nelle aree in cui questo popolo viveva – come testimoniato dai rinvenimenti archeologici come quello di Charente, in Francia. Forni costruiti quasi esclusivamente con materiali reperiti sul posto: la civiltà dei galli – frequentatrici di queste aree erano le tribù dei Senoni, dei Lingoni e dei Boi – disponeva infatti di un minor numero di corridoi di comunicazione e di importazione di materiali rispetto a quanto si riscontrava nelle stesse epoche per etruschi e romani".

Le ceramiche che vedranno la luce all’interno del forno copriranno però una gamma di stili che scaverà indietro fino a circa 30mila anni fa, quando l’Europa vide la creazione delle prime veneri paleolitiche, per arrivare poi ad altre creature già fonte di ispirazione per Deriu, come la Dea Madre di Çatalhöyük, o la statua votiva che ha ricostruito a partire dai resti di un elemento cultuale rinvenuto dagli archeologi in Moravia. Quella che troverà posto al Malmerendi sarà una cosiddetta ‘fornace verticale bifocolare’: "Dalle due camere più esterne il calore verrà insomma convogliato al centro della struttura, dove verranno posizionate le ceramiche".

Alcune strutture accessorie saranno realizzate con legna proveniente dalle potature delle specie arboree del Malmerendi. In un secondo momento, orientativamente la prossima estate, il forno sarà coperto con una struttura in canne di palude: "già in passato ne costruii una", prosegue Deriu. "Mi procurai le canne, circa trecento mazzi, sugli argini del Reno". Dal giardino del Malmerendi arriverà anche altro: "Ci piacerebbe poter produrre dell’idromele, nel corso di uno degli eventi che saranno aperti alla cittadinanza, proprio a partire dal miele delle api che hanno le loro arnie qui".

Filippo Donati