Il fregio pittorico di Adolfo De Carolis in una conferenza

Per iniziativa del Comitato ravennate della Società Dante Alighieri, questa sera, alle ore 17.30, nell’Aula Magna della Casa Matha (Piazza Andrea Costa 3), il professor Michele Pagani parlerà del “Fregio pittorico di Adolfo De Carolis del palazzetto veneziano di Ravenna”. Pagani, docente presso la Facoltà di “Conservazione e Restauro Beni Culturali di Ravenna” dell’Università di Bologna, nel 1996 ha fondato la Società Etra che si occupa di restauro archeologico.

Come restauratore ha progettato e diretto interventi sul patrimonio pubblico e privato. Già docente di restauro della “Scuola per il Restauro del Mosaico” della Soprintendenza, è restauratore, progettista e direttore di interventi sul patrimonio pubblico e privato. Nel 1921, chiamato da Corrado Ricci, l’architetto Ambrogio Annoni affidò a Adolfo De Carolis, uno dei protagonisti dell’arte italiana idealista e simbolista fra Otto e Novecento, l’esecuzione di un grande fregio pittorico che s’intonasse all’armonia della piazza principale. Il fregio decorava la parte superiore del palazzetto veneziano accanto alla Prefettura con allegorie dantesche. Vi erano raffigurate lo “Studio”, la “Poesia” e l’“Arte” contornate dai Geni della Libertà, della Volontà, dell’Amore, della Grazie e del Lavoro. Al centro si leggevano il verso “e da esilio venne a questa pace”, con evidente riferimento all’ultimo rifugio di Dante (anche se in realtà il verso del X canto del Paradiso richiama la vicenda di Severino Boezio) e un’altra terzina del Paradiso.

L’affresco di De Carolis fu offerto dalla Provincia “socialista” al Comune “repubblicano” guidato dal sindaco Fortunato Buzzi “che sa veramente interpretare l’anima cittadina patriottica e generosa”. Nel 1946 l’affresco era ancora ben visibile, ma all’inizio degli anni Settanta era rimasta solamente qualche traccia. Pensando a questo grande dipinto che un tempo decorava la nostra piazza molti si sono chiesti se le moderne tecnologie del restauro avrebbero potuto farlo riemergere, se non tutto in parte. E a questa domanda risponderà sicuramente stasera il professor Pagani.

Franco Gàbici