Il futuro del giardino dell’ex convento

Pochi giorni fa la Soprintendenza ha sancito il vincolo per l’area di via Croce. Potrebbe diventare un parco per la città

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Anche a Palazzo Manfredi non è sfuggita la decisione con la quale la Soprintendenza pochi giorni fa ha sancito il vincolo sull’ex-convento delle clarisse di via Croce, classificato ora nella sua interezza quale bene culturale da tutelare. "Il complesso e il suo parco sono due eccellenze straordinarie della nostra città –, commenta il sindaco Massimo Isola – due spazi carichi di storia, di grandissimo fascino, due luoghi ai quali la nostra comunità per tanti motivi è molto legata, dal valore simbolico e dalla bellezza inequivocabile. Qualsiasi riflessione al momento è prematura, siamo all’interno di un percorso di transizione che potrebbe vedere la curia diventare proprietaria di quello spazio; ad oggi questo approdo non è ancora stato raggiunto". Un’acquisizione del complesso – tuttora di proprietà dell’ordine francescano – da parte del Comune è da considerare pressoché fuori discussione. "Faenza è già impegnata in un lavoro intenso di rigenerazione di elementi del patrimonio urbano che ci vede esposti da un punto di vista organizzativo ed economico estremamente serio. Immaginare grandi investimenti per nuove acquisizioni è un’ipotesi ad oggi di difficile realizzazione". Tuttavia, precisa il sindaco, "qualche interlocuzione con la curia, benché assolutamente informale, c’è stata, nella comune convinzione che qualsiasi tipo di riflessione sarebbe avvenuta solo nel momento in cui la diocesi fosse diventata proprietaria di quegli spazi. Se un giorno questo avverrà, ci sarà da parte nostra grande disponibilità a riflettere".

Palazzo Manfredi insomma sembra intenzionato a non lasciarsi sfuggire l’occasione di poter regalare alla città un’area verde colossale che a molti sembrerà comparsa dal nulla nel bel mezzo del centro storico, considerato che sono pochissimi i faentini ad essere entrati qui. Mentre l’acquisizione del complesso è da considerarsi fuori portata per le casse comunali, tenendo conto che avrebbe bisogno di interventi costanti di manutenzione ordinaria, e che immaginare una sua futura destinazione non pare semplice, diverso è il discorso per quanto riguarda il giardino, in ottime condizioni e tuttora puntualmente curato dallo stesso personale che se ne occupava quando qui risiedevano le monache. Un intervento del settore pubblico significherebbe probabilmente un impegno del personale delegato alle arre verdi, ma non dovrebbe comportare investimenti per interventi specifici di conservazione. Il complesso, abitato dalle monache di clausura dal 1878 fino al 2019, è entrato nella storia della Romagna, oltre che per gli arazzi e gli affreschi che lo decorano, anche perché qui studiò – benché nella sede precedente, affacciata sull’attuale piazza Rampi – Teresa Gamba, compagna di Lord Byron e instancabile cospiratrice repubblicana, figura tuttora amatissima dagli appassionati del Risorgimento e nella galassia femminista.

Filippo Donati