
Maria Cristina Merloni, la cervese appassionata di ciclismo che ha già girato mezzo mondo e sfidato ogni clima e avversità in sella alla sua bicicletta, dal 18 ottobre al 3 novembre ha partecipato al Bikepacking Japan. Da Kyoto a Tokyo, 900 km in 10 tappe, con 12.600 metri di dislivello. Un viaggio in bici con un gruppo di altri 12 bikers provenienti da tutto il mondo, Cristina era l’unica italiana partecipante. Bikepacking significa viaggiare portando con sé i bagagli senza mezzi di supporto al seguito
Maria Cristina, cosa si porta a Cervia dopo questo viaggio in cui è stata l’unica italiana a cimentarsi?
"Oltre alle due città di arrivo e partenza sono le Alpi Giapponesi centrali con foreste sterminate e alcune alture perennemente innevate come il Monte Ontake e il Monte Fuji. Due giorni prima di arrivare alla meta finale di Tokyo, siamo passati dalle pendici dal monte Fuji e questo è stato il momento più emozionante di tutto il viaggio. Il Fuji è una montagna iconica, di incredibile eleganza, tanto che anche i giapponesi lo chiamano Fuji San, cioè il signor Fuji. Mentre pedalavo il mio sguardo non riusciva a staccarsi da quella dolce piramide che mi ha completamente ammaliato".
Cosa l’ha riportata a fare viaggi insieme ad altri e non più da sola?
"Dopo la pandemia sono ritornata a viaggiare in gruppo e sono stata molto felice di averlo deciso. Condividere questa immersione in un "pianeta" così lontano dal nostro è stato come moltiplicare un arricchimento già molto importante".
Fisicamente è stato come se lo aspettava?
"È stato un viaggio fisicamente impegnativo, abbiamo pedalato 10 giorni consecutivi con le bici cariche di equipaggiamenti e ricambi, affrontando salite giornaliere con dislivelli in media tra i 1.000 e 1.500 metri. Ma qui la bici più che un attrezzo sportivo è stato un mezzo di locomozione, certamente il più adatto a mettersi in sintonia e relazione con culture, ritmi, cibi, riti e regole sociali diversissime dalle nostre, dove ha spiccato la loro così spontanea gentilezza. Anche per questo, tra tutti i viaggi che ho potuto compiere in bici (i continenti li ho passati tutti) questo si è già conquistato un posto speciale".
Ha contato i km che ha percorso in bici durante tutta la sua vita?
"No, anche se ne ho avuto tentazione. Per me non è importante la lunghezza o la durata di una pedalata - anche quelle brevi vicino a casa -, ma quello che si vede e si incontra strada facendo. Per fare questo, viaggiando, mi sono spinta anche in territori inospitali e severi, ma dove ho ricevuto sempre in cambio la soddisfazione di esprimermi "ad armi pari" dove la natura o altre comunità di umani si propongono senza filtri".
i. b.