Il giudice duro col capo del porto "Non ha esercitato i suoi poteri"

Sul relitto che disperse idrocarburi, Daniele Rossi, presidente di Adsp, "evitò di assumersi la responsabilità"

Il giudice duro col capo del porto  "Non ha esercitato i suoi poteri"

Il giudice duro col capo del porto "Non ha esercitato i suoi poteri"

La responsabilità "che ha ignorato" e i poteri "che non ha azionato". Nessun dubbio insomma per quanto riguarda Daniele Rossi: il relitto della Berkan-B e la conseguente dispersione di idrocarburi, rientravano nelle sue competenze in quanto presidente dell’autorità di sistema portuale (Adsp). Diverso il discorso per il segretario generale Paolo Ferrandino dato che "nessun suo atto di gestione ha contribuito, o poteva contribuire, a un’evoluzione, negativa o positiva, della vicenda".

Sono ottanta pagine fitte quelle con le quali il gup Corrado Schiaretti ha motivato la sentenza pronunciata il 10 ottobre scorso in merito al caso della motonave rimasta per anni ‘parcheggiata’ in piallassa fino al suo parziale affondamento con dispersione di idrocarburi. Ovvero la condanna a 8.000 euro di ammenda per Rossi e l’assoluzione di Ferrandino "per non avere commesso il fatto".

Il pm Angela Scorza aveva chiesto un anno e quattro mesi a testa e 50 mila euro di multa. E, al di là della questione sulle competenze interne ad Adsp che hanno scagionato il segretario, lo scarto matematico con la condanna del presidente è legato – in sintesi ha spiegato il giudice – all’azione virtuosa della capitaneria di porto, peraltro inizialmente indicata da Adsp come responsabile: il suo intervento con le panne galleggianti aveva circoscritto l’area inquinata facendo così retrocedere l’imputazione da inquinamento ambientale (articolo 452-bis del codice penale) al più mite reato contravvenzionale previsto dall’apposito decreto del 2007.

Secondo quanto contestato dall’accusa, tra relitto e panne si erano accumulati 619 metri cubi di miscela oleosa e 60 di olio pesante. In particolare nella zona più vicina allo scafo, la concentrazione di idrocarburi aveva raggiunto valori 89 volte superiori a quelli di riferimento. La superficialità dell’inquinamento, aveva ridotto le perdite: 43 i gabbiani morti documentati (con stima fino a 86) e un paio di pesci. Ma a chi spettava la competenza? Per il gup "era totalmente infondato il rilievo formulato da Rossi" in interrogatorio "secondo cui tutto quello che seguiva alla concessione del bene demaniale, sarebbe stato estraneo ad Adsp". Di fatto la prima ad attivarsi per le panne il 28 giugno 2018, dopo diffida alla proprietà, era stata la capitaneria. Ed è sul proprietario che la disamina del giudice ha compiuto un’importante digressione in quanto "il principale responsabile non può che essere individuato in chi ha acquistato il relitto", ovvero "la Msr nella persona di Adele Malco". In quanto a chi aveva poi rilevato lo scafo, Loriano Bernardini, "è facilmente qualificabile come prestanome della Malco". Per questa ragione per i due è stata disposta la trasmissione degli atti al pm.

Liquidato tale aspetto, il giudice è tornato a concentrarsi sulla figura di Rossi per ciò che è stato definito "rimpallo di competenze" tra capitaneria e Adsp. Nell’interrogatorio del luglio 2019 a domanda sull’autorizzazione circa la demolizione della Berkan emessa per la Nuova Malco, il presidente aveva "negato che fosse sua competenza il rilascio delle autorizzazioni o concessioni diverse da quelle per l’occupazione demaniale insistendo di non averne mai rilasciate". Quando però il pm aveva esibito il documento, "Rossi recedeva" fornendo una sua spiegazione. Per il giudice "non sapeva o non ricordava". Anzi: "Non ha compreso il senso della norma che attribuisce al presidente competenza a rilasciare autorizzazione e non consente attività di demolizione con semplice comunicazione". Di fronte a quella che è stata bollata come "una vicenda originata da una concessione demaniale gestita in modo superficiale", Rossi "ha dimostrato di non avere chiara la problematica". Eppure "avrebbe dovuto sapere che la bonifica era preliminare alla demolizione". E "ai primi segnali di cedimento dello scafo", avrebbe dovuto "revocare la concessione": un problema che "pareva essergli sfuggito". E così, "a fronte dei suoi doveri, ha omesso di adottare provvedimenti e di esercitare i suoi poteri" evitando di "assumersi la responsabilità scaricandola sulla capitaneria" e muovendosi "pachidermicamente in direzione sbagliata". Diversa la posizione del segretario il quale non ha "nessuna competenza e possibilità di intervento autonomo". L’unico intervento di Ferrandino citato dal gup è una missiva alla capitaneria descritta come "una incompetente disamina di dispositivi normativi con atteggiamento disordinatamente e sterilmente difensivo dei confronti del presidente".

Andrea Colombari