Il Laboratorio diagnostico che indaga sulla storia delle opere d’arte

La coordinatrice Matteucci: "Conservazione, materiali, tecniche ma anche il processo creativo"

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Lo stato di conservazione delle opere d’arte, i materiali,le tecniche, il processo creativo, spesso tormentato, che ha portato alla loro realizzazione. Sono gli ambiti di studio e ricerca del Laboratorio diagnostico del Dipartimento di Beni culturali dell’università di Bologna, campus di Ravenna diretto dalla professoressa Mariangela Vandini, che lavora in collaborazione con il Centro Studi per l’opera d’arte dello stesso dipartimento. L’obiettivo è analizzare e riuscire a conoscere l’opera in tutte le sue sfaccettature. "Il nostro gruppo di ricerca – spiega Chiara Matteucci, coordinatrice tecnica del Laboratorio – si occupa in maniera specifica di opere pittoriche e spesso supportiamo i processi di autenticazione delle opere, gli approfondimenti sulla datazione, sulle tecniche. In merito all’autenticazione poi non esistono protocolli riconosciuti, sia a livello nazionale che internazionale. Il Laboratorio ha un suo protocollo all’interno del quale sono state inserite anche le analisi della camera multispettrale di Pascal Cotte che consentono da un lato di individuare la cronologia dei restauri, dall’altro le diverse fasi creative di un’opera". Ma la camera multispettrale inventata dall’ingegnere francese è solo uno degli strumenti utilizzati dal Laboratorio di via degli Ariani. "Vengono effettuate anche indagini specifiche – prosegue – sui materiali, sui pigmenti, sull’evoluzione della tecnica pittorica di un artista. I risultati delle nostre ricerche scientifiche vengono poi affiancate agli studi di storia dell’arte". Tra i progetti portati avanti dal Laboratorio c’è quello dal titolo ‘Guercino: oltre il colore’ che, partito nel 2017, ha visto gli esperti impegnati in musei e collezioni private in tutta Italia, dalla Pinacoteca di Bologna al Casino Ludovisi a Roma. E poi c’è il progetto sui Leonardeschi. Lo studio, su base rigorosamente scientifica, si è concentrato sulla provenienza delle opere, lo stato di conservazione e gli interventi in epoche eoccasioni non sempre documentabili per cercare di individuare la vicinanza agli insegnamenti del maestro. "Lavoriamo anche sulle nuove tecnologie – sottolinea Matteucci – e abbiamo brevettato da poco un sistema adesivo di foderatura dei dipinti". Tra gli ultimi interventi effettuati dal Laboratorio a Ravenna c’è quello sulla pala di Francesco Zaganelli in Classense. "Quello – conclude Matteucci – ha dato risultati interessanti su tecnica e materia pittorica. I disegni preparatori hanno rivelato molti ripensamenti: ci sono putti con tre, quattro gambe, a mostrare l’indecisione dell’artista".