SARA SERVADEI
Cronaca

Il limbo della chiusa San Bartolo. I lavori non sono mai terminati. Ora dovrà decidere il commissario

Il cantiere, che doveva ripartire nel 2023, è rimasto ’congelato’: dopo l’alluvione si attendono nuove regole. Intanto dal crollo sono passati sei anni e mezzo. Un residente: "E pensare che ci dissero: ’Faremo presto’...".

La chiusa San Bartolo ora, dietro ai blocchi di cemento. Nel tondo Luigi Lanzoni, residente, in una foto di qualche anno fa

La chiusa San Bartolo ora, dietro ai blocchi di cemento. Nel tondo Luigi Lanzoni, residente, in una foto di qualche anno fa

I residenti li hanno visti arrivare nella notte, posizionare i blocchi di cemento e andare via. Un modo per ’tombare’, forse definitivamente, la chiusa San Bartolo. Perché a sei anni e mezzo di distanza dall’incidente che ha causato il crollo di un pezzo del ponte pedonale sul Ronco niente si è mosso e i lavori di ripristino non sono mai stati completati. E dalla Regione fanno sapere che il cantiere è in effetti sostanzialmente sospeso.

Ma andiamo con ordine, perché la vicenda parte da lontano. E precisamente dal 25 ottobre 2018, il giorno del disastro alla chiusa San Bartolo, sulla Ravegnana, quando durante alcune verifiche un pezzo della passerella pedonale sul Ronco crollò provocando la morte di un tecnico della Protezione civile. Si scoprì così che c’erano profonde infiltrazioni anche sotto la Ravegnana, con rischi per il traffico: la strada venne chiusa per verifiche e lavori urgenti, andati avanti fino ad agosto dell’anno dopo, quando dopo dieci mesi (e un’imponente opera di messa in sicurezza) venne riaperta. Non ci fu nessuna inaugurazione perché, si disse, i lavori non erano terminati: occorreva ricostruire il ponte pedonale. A quel punto, a intervento finito, sarebbe anche stata ripristinata la fermata dell’autobus che si trovava nei pressi della chiusa, soppressa dopo l’incidente, e dove sarebbe stata montata - secondo le promesse - una pensilina. Peccato che i lavori, che secondo i programmi sarebbero dovuti terminare entro dicembre del 2019, non siano mai finiti. Prima la ditta andò in crisi, fino al fallimento nel gennaio 2022. A quel punto erano già passati oltre due anni dalla presunta data di fine dei lavori. Nell’estate del 2023 dalla Regione fecero sapere che era stata individuata un’altra ditta, e che i lavori sarebbero dovuti partire nell’autunno. Peccato che non sia mai successo, e ora lo stesso ente spiega che la causa della sospensione del cantiere è l’alluvione, che ha cambiato le carte in tavola, nonostante qui non ci siano stati danni: si attendono regole più stringenti per le opere nei fiumi che però non sono ancora state definite. Dovrà essere il nuovo commissario Curcio a definire i criteri. Nel frattempo quei blocchi di cemento lungo la Ravegnana, un ulteriore ostacolo alla chiusa, danno l’idea di un’immobilità totale.

Luigi Lanzoni, che abita di fronte alla chiusa, ci ha rinunciato: "Mio figlio faceva la prima superiore quando c’è stato l’incidente e usufruiva della fermata dell’autobus davanti a casa. Per noi sarebbe stato importante il ripristino allora, ma ora si è diplomato e lavora al porto. La necessità per noi è passata". Regna la rassegnazione: "Penso a chi, subito dopo il disastro, ci disse di non preoccuparci, che avrebbero fatto presto... Solo parole. La speranza è finita e dopo questo episodio non credo più nelle istituzioni. Quando parlano di grandi opere io penso che non sono stati in grado di ricostruire un pezzo di una passerella di cemento".

Sara Servadei