Il lungo applauso al presidente

Federazione delle Cooperative, ieri l’anniversario dell’assalto

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La storia come monito per non ripetere gli stessi errori nel presente. È questo il messaggio lanciato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento all’Alighieri, dove ha preso parte alla cerimonia commemorativa del centenario dell’assalto fascista alla sede della Federazione delle Cooperative. Ricordando l’escalation di violenze che hanno poi aperto la strada alla marcia su Roma e al regime fascista, il presidente ha sottolineato infatti l’importanza di preservare la democrazia. "Nasce – ha detto – dalla diffusa coscienza della responsabilità di ciascuno nella difesa delle comuni libertà. È stata ed è una conquista di popolo. A noi tocca rigenerarla ogni giorno, chiamando i più giovani a esserne protagonisti". Mattarella è arrivato all’Alighieri puntuale, poco dopo le 11, ad aspettarlo un teatro gremito che lo ha accolto con un applauso fragoroso. Pochi minuti prima in tanti si chiedevano da dove sarebbe entrato, finché l’apparizione di due corazzieri all’ingresso principale della platea ne ha annunciato la presenza di lì a poco. Ha attraversato il corridoio centrale composto come sempre, salutando con la mano e guardando da una parte e dall’altra della sala mentre tutti si alzavano in piedi continuando ad applaudire. Poi l’inno di Mameli, nella registrazione dell’Orchestra giovanile Cherubini e del Coro di Piacenza con la direzione di Riccardo Muti.

La giornata ravennate del presidente era iniziata prima, attorno alle 10.30, con l’arrivo all’aeroporto della Spreta, poi in auto fino alla città che lo aveva visto ospite l’ultima volta nel settembre del 2020, in occasione dell’apertura delle celebrazioni per il settimo centenario della morte di Dante. All’epoca però Mattarella non aveva preso la parola. La prima tappa della visita di ieri è stata nel palazzo della Provincia oggi in piazza Caduti, lo stesso che nel 1922 ospitava la Federazione delle Cooperative oggetto dell’assalto degli squadristi. Ha reso omaggio alla targa che ricorda ancora oggi quel terribile evento, poi si è diretto verso l’Alighieri in auto, anche se in un primo momento il programma prevedeva che il presidente raggiungesse il teatro a piedi, accompagnato dal sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale e dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Tutto attorno, appoggiati alle transenne su via Boccaccio e via Alighieri, i cittadini ad aspettare Mattarella, nonostante il caldo afoso. Qualcuno, mentre il capo dello Stato saliva le scale dell’Alighieri gli ha urlato ‘Grazie presidente!’. A teatro invece tutto il mondo della cooperazione al completo, la giunta comunale e molti consiglieri comunali e regionali. In prima fila, tra gli altri, il presidente dell’Abi e de La Cassa di Ravenna Spa Antonio Patuelli, il vescovo Lorenzo Ghizzoni, il prefetto Castrese De Rosa, il questore Maria Rita Stellino. Oltre ovviamente al sindaco de Pascale a fare gli onori di casa, e a Stefano Bonaccini. Ad aprire l’incontro un breve documentario sull’assalto alla Federazione, con immagini e filmati dell’epoca. Poi gli interventi dei relatori: Mario Mazzotti, presidente di Legacoop Romagna, il sindaco de Pascale, la storica e docente Simona Colarizi e il presidente della Regione Bonaccini. È stato al termine del suo intervento che, per qualche secondo, l’intero teatro ha rivolto lo sguardo verso Sergio Mattarella, per capire se avrebbe parlato o meno. Come nel 2019, quando venne a Ravenna in occasione del trentennale della morte di Benigno Zaccagnini, anche ieri ha lasciato la poltrona per dirigersi inequivocabilmente verso il palco, mentre l’Alighieri esplodeva in un nuovo e scrosciante appaluso. E lui, salutando con un sorriso, ha continuato a far segno con le mani a tutti di sedersi, prima di iniziare un discorso solo apparentemente rivolto al passato e al ventennio fascista, ma con continui riferimenti ai rischi del presente.

Annamaria Corrado