LUCIA BONATESTA
Cronaca

Il lungo viaggio della tartaruga Atena: in Grecia per riprodursi, ritrovata in Adriatico

A curare l’animale finito nelle reti di un pescatore il personale del Cestha: "Nella pinna aveva il marchio di un gruppo di monitoraggio ellenico" .

Con i suoi 74 chili Atena è uno degli. ospiti più grandi del centro. Il modo migliore per salvare le Caretta caretta, quando le si cattura involontariamente, è portarle al Cestha per le cure e gli accertamenti. Terminata la fase di recupero, vengono liberate in mare. Dal 2019 al centro sono state aiutate 500 tartarughe

Con i suoi 74 chili Atena è uno degli. ospiti più grandi del centro. Il modo migliore per salvare le Caretta caretta, quando le si cattura involontariamente, è portarle al Cestha per le cure e gli accertamenti. Terminata la fase di recupero, vengono liberate in mare. Dal 2019 al centro sono state aiutate 500 tartarughe

Ravenna, 22 aprile 2025 – Quando il 30 dicembre scorso al Cestha di Marina di Ravenna è arrivata una tartaruga che, come tante, era accidentalmente finita nella rete di un pescatore a Cesenatico, i ricercatori del centro si sono subito accorti di un particolare. Nella pinna destra aveva il marchio del gruppo Archelon, che si occupa di monitoraggio e nidificazione delle tartarughe marine dalla parte opposta del Mediterraneo: in Grecia. Proprio qui - a Glyfada, vicino alla capitale - nel giugno del 2022, quella che oggi si chiama Atena era andata a riprodursi. "La storia di Atena è importante per capire che quando noi salviamo una tartaruga nell’Alto Adriatico, in realtà stiamo preservando la popolazione di tutto il Mediterraneo, la Caretta caretta. In genere, arrivano in zona d’estate per cibarsi, ma magari prima sono andate a riprodursi in Grecia o in Egitto: non sono nostre. Lo dimostra anche il fatto che alcuni degli esemplari su cui abbiamo installato un gps vanno a svernare in Croazia o a Gallipoli", spiega Simone D’Acunto, direttore del Centro sperimentale per la tutela degli habitat.

In totale, sono quasi 500 gli esemplari salvati dal Cestha, che ha avviato il centro di recupero delle tartarughe marine nel 2019. "Come Atena 7 su 10 delle tartarughe che finiscono nella rete di un pescatore a strascico, non riuscendo a risalire in superficie per prendere aria, si trovano con i polmoni pieni d’acqua. Noi stiamo dimostrando che portarle a terra è il modo migliore per salvarle. Infatti, il 100% di loro viene poi liberata. È una vera propria inversione di tendenza, perché si è sempre consigliato ai pescatori di ributtarle subito in mare, ma così aumenta le probabilità che si spiaggino". Elemento fondamentale per il Cestha è proprio la collaborazione con i pescatori a strascico di Cesenatico, che, non appena trovano una tartaruga nelle loro reti, la portano al centro. Qui l’esemplare passa un periodo di riabilitazione in vasca, per poi essere liberato in mare, nei pressi delle piattaforme di estrazione del gas. Essendo vietata la pesca, è proprio nei dintorni delle piattaforme che le tartarughe trovano un improbabile paradiso. "Tra un paio di settimane – continua D’Acunto – inizieremo a liberarle: bisogna aspettare che la temperatura dell’acqua raggiunga i 16°. Al momento ne abbiamo 60 e prevediamo che tutte vengano rilasciate in mare entro la fine dell’estate. Come sempre, buona parte sarà liberata con eventi aperti al pubblico, in barca a vela o in gommone. È un’attività molto apprezzata".

Per avere un reale impatto sulla specie, spiega il direttore del centro, è fondamentale riuscire a salvare molti esemplari. Di qui, l’importanza di allargarsi. Grazie a un accordo con l’Autorità Portuale, il Cestha – che de 11 anni ha la sua sede operativa nell’ex mercato del pesce di Marina di Ravenna – darà vita a una ‘cittadella delle scienze marine’ di 3mila mq, allargandosi nella zona dell’ex Stabulario in viale delle Nazioni. "I lavori di ristrutturazione sono stati consegnati in questi giorni e prevediamo di inaugurarla entro la primavera 2026. Con la nuova sede, dagli 80 posti attuali, speriamo di arrivare a una capienza di almeno 150 tartarughe", spiega D’Acunto. Con i suoi 74 chili, Atena è tra le più grandi ospiti del centro. "Essendo in età da riproduzione, è molto importante che torni in mare per conservare la specie, ma ne abbiamo salvate anche di molto giovani. Tra queste c’è Hope, che ha appena 2 anni e pesa 2 chili. È stata trovata a Lido di Dante nell’agosto scorso e siamo riusciti a salvarla solo grazie alle trasfusioni. Siamo tra i pochi in Italia a usare questa tecnica, che invece è centrale negli USA. Gli esemplari più piccoli, come Hope, in genere vengono liberati tra luglio e agosto. Non vediamo l’ora, anche se finisce sempre che ci affezioniamo", conclude D’Acunto.

Lucia Bonatesta