Il meteorologo "È stato un evento senza precedenti nella storia conosciuta"

L’esperto Pierluigi Randi: "Episodi brevissimi e intensi, non esistono paragoni sin da quando disponiamo di misurazioni. Legame diretto con il riscaldamento globale. Nuovo capitolo climatico per il territorio".

Il meteorologo  "È stato un evento   senza precedenti  nella storia conosciuta"

Il meteorologo "È stato un evento senza precedenti nella storia conosciuta"

di Filippo Donati

"Un evento senza precedenti". Pierluigi Randi, meteorologo per Meteocenter-Emilia Romagna Meteo, personalità non certo incline al sensazionalismo, non ha dubbi sull’eccezionalità delle due alluvioni che in sequenza hanno travolto la Romagna.

Randi, molti hanno pensato all’alluvione di Firenze del ‘66: è una forzatura?

"Quella era un’alluvione per così dire più classica, dovuta all’accumularsi di molte giornate di pioggia sull’Appennino, mentre qui siamo davanti a due episodi brevissimi ma intensi, senza precedenti negli ultimi cento anni, sia per le dimensioni vastissime dell’area coinvolta – da Bologna fino a Riccione, per un totale di quattordici fiumi esondati – sia per il ripetersi di due eventi estremi in appena quindici giorni. Non esistono paragoni sin da quando disponiamo di misurazioni, dunque, per quanto ne sappiamo, da sempre".

I numeri parlano da soli, non è così?

"Il Senio si è spinto tredici metri sopra il suo normale livello, il Lamone undici. L’evento di ieri ha ritoccato verso l’alto il record stabilito 15 giorni prima, complici anche i terreni saturi che non hanno trattenuto le acque".

Pure i livelli delle precipitazioni sono da record, giusto?

"Sommando i due eventi estremi abbiamo registrano fra i 400 e i 500 millimetri di pioggia nell’area collinare, territori in cui in un anno mediamente cadono 1000 millimetri. In pianura sono caduti da inizio mese 200 millimetri di pioggia, in un arco temporale in cui dovrebbero caderne 50. I due eventi sono stati fra l’altro concentrati il primo in appena 36 ore, e il secondo addirittura in 24. Siamo dentro un nuovo capitolo della storia climatica di questo territorio".

Tutti conoscono ormai la correlazione diretta fra le emissioni di CO2 e l’effetto serra. Meno noto è il legame con i grandi eventi temporaleschi.

"Meno noto ma ancora più semplice. Dobbiamo tenere a mente che a ogni grado di temperatura corrisponde un aumento del vapore acqueo presente nell’aria. Dunque più l’aria è calda, più contiene vapore acqueo, pronto a trasformarsi in pioggia. È il meccanismo che rende le tempeste così comuni ai tropici. L’innalzamento del livello dei mari e l’ingressione marina, principali minacce per la costa romagnola, hanno avuto un ruolo anche nell’ultima alluvione: i venti da nordest, uniti alle maree, hanno rallentato il deflusso in mare dell’acqua dei fiumi".

Molti si sono stupiti di quanto sia stato ridotto il margine temporale fra il momento in cui il consiglio diramato ai cittadini è stato quello di mettere in salvo le auto e quello invece in cui si è chiesto alla popolazione di mettere in salvo se stessa.

"Questa credo sia la lezione più importante dell’evento delle ultime ore. Dinanzi ad alluvioni così distruttive, capaci di originarsi in appena una manciata di ore, non possiamo più concederci una finestra temporale in cui le persone mettono a rischio se stesse per salvare degli oggetti. In futuro il primo consiglio da diramare alla popolazione dovrà essere quello di mettere in salvo se stessa".

Anche perché questo territorio non è pronto a gestire un’evacuazione di massa, non è così?

"No, infatti. In Florida, all’arrivo dei cicloni, il tessuto stradale consente di sfollare anche centinaia di migliaia di persone. Le nostre direttrici sono completamente diverse. Eppure un modello di evacuazione di grosse porzioni di popolazione – analogo a quello che già esiste per l’area vulcanica dei Campi Flegrei – credo possa essere elaborato anche in coincidenza di grandi alluvioni. È un elemento su cui riflettere".