Il ministero sospende l’estradizione: "In cella in Serbia mi ammazzano"

La singolare vicenda di un 42enne serbo da tempo domiciliato a Ravenna e ora in cella a Port’Aurea

Il ministero sospende l’estradizione: "In cella in Serbia mi ammazzano"

Estradizione sospesa in extremis per 42enne serbo da tempo domiciliato a Ravenna

Già virtualmente con un piede sul predellino dell’aereo che avrebbe dovuto riportalo in Serbia in esecuzione a un’estradizione avvallata dalla corte d’appello bolognese. Ma in extremis è arrivato il provvedimento del ministero dell’Interno ("urgentissimo - a vista") che ha bloccato tutto in attesa della prossima udienza dell’aggrovigliata questione fissata per il 5 settembre davanti al Tar.

Protagonista dell’insolito caso, è un 42enne nato in Serbia/Montenegro, ora in carcere e da tempo domiciliato a Ravenna. L’uomo è salito di recente alla ribalta delle cronache locali per via del processo per tentata estorsione, in concorso con il padre, ai danni di un noto avvocato penalista ravennate. Una questione giudiziaria che però non riguarda quella approdata martedì scorso sui tavoli ministeriali e affrontata a tempo di record: alle 10 è partito il ricorso - ha ricordato il suo autore, l’avvocato Carlo Benini - e alle 14 è stata sospesa l’esecuzione dell’estradizione già prevista per ieri pomeriggio.

La storia del 42enne, a rileggerla sulle carte, appare costellata da decisioni dell’autorità giudiziaria, sia in Italia che in Serbia. E il suo arresto finalizzato all’estradizione, ne è la dimostrazione. In particolare due mandati spiccati nel settembre 2019 e nel febbraio 2020 dalla corte di Belgrado, si erano materializzati la mattina del 18 ottobre 2020 per mano dei carabinieri dell’Investigativo ravennate. Il 42enne avrebbe dovuto scontare una condanna a 8 anni e 6 mesi e una ulteriore condanna massima prevista a 12 anni per produzione e distribuzione di droga; rapina e pure produzione, detenzione e trasporto di armi da fuoco ed esplosivi. Lui in quello stesso periodo si era ritrovato in carcere (a Pesaro) per vicende maturate davanti alla giustizia italiana. Nel 2021, quando era ai domiciliari, la corte d’appello aveva deciso che il via libera all’estrazione sarebbe scattato alla fine della pena per le pendenze italiane, cioè nel luglio scorso. Intanto sul caso pendeva una richiesta di protezione (secondo il serbo, il suo ritorno in Patria lo metterebbe a rischio di vita per via delle minacce di morte patite da diversi esponenti della criminalità locale) con udienza fissata al 5 dicembre davanti al tribunale di Bologna (sezione immigrazione e protezione internazionale).

A questo punto l’avvocato Benini, assieme al collega Renato Conte, avevano calato la carta del ricorso al Tar del Lazio con istanza cautelare presidenziale per sospendere l’esecuzione del decreto di estradizione: il Tar, pur fissano udienza a breve (5 settembre) non aveva per ora sospeso. L’ultima carta, al ministero, è stata quella buona.

a.col.