"Il mio Oreste romagnolo e intenso"

Claudio Casadio racconta il personaggio che interpreta da domani al Masini di Faenza e poi all’Alighieri

"Il mio Oreste romagnolo e intenso"

"Il mio Oreste romagnolo e intenso"

Propone una riflessione su temi non facili come la pazzia, l’abbandono e l’amore negato, il nuovo spettacolo che vede assoluto protagonista in scena l’attore Claudio Casadio: ‘L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi’. Il lavoro, prodotto da Accademia PerdutaRomagna Teatri con Lucca Comics, fa tappa prima al teatro Masini di Faenza da domani a domenica alle 21 e poi all’Alighieri di Ravenna dal 2 al 5 febbraio. Diretto da Giuseppe Marini, lo spettacolo è stato scritto da Francesco Niccolini e prevede l’interazione tra teatro e fumetto con le animazioni di Imaginarium Creative Studio, mentre le musiche originali sono firmate da Paolo Coletta.

Casadio, a chi si ispira il suo Oreste?

"La nostra è una rilettura dell’Orestea di Eschilo, una storia in realtà ispirata a un paziente vero ricoverato a Volterra che scriveva sui muri con la cinta. Per quanto mi riguarda, ho voluto un Oreste romagnolo, un internato nel manicomio dell’Osservanza di Imola".

Non ha avuto fortuna l’Oreste e il suo passato è pieno di avvenimenti terribili che ha rimosso ma dai quali non riesce a liberarsi…

"Purtroppo è così. È stato abbandonato quando era bambino, e da un orfanatrofio a un riformatorio, da un lavoretto a un oltraggio a pubblico ufficiale, è finito lì dentro perché un tempo in Italia andava così. Ha conosciuto la morte della sorella, la partenza del padre per la guerra, il suo ritorno dalla campagna in Russia tre anni dopo la fine di tutto e poi la sua nuova partenza, una madre che lo ha rifiutato quando era ancora ragazzino con i primi problemi psichici".

Come reagisce a questo macigno di traumi?

"Rifugiandosi in un modo fatto di personaggi per lo più immaginari come la sorella che viene a trovarlo, Ermes l’immaginario compagno di stanza, convinto di essere un ufficiale aeronautico di un esercito straniero prigioniero in Italia. Dorme poco e gli piace cantare e disegnare".

Come si è calato nel ruolo?

"Faccio il personaggio con un forte accento romagnolo e grazie all’aiuto di tanti ricordi di casa mia, fra cui quelli del borgo dove sono cresciuto. È faticoso ma credo di essere riuscito a farlo bene, con intensità, è un personaggio in grado di creare una forte empatia con il pubblico".

Lei è l’unico attore in scena ma di fatto lo spettacolo non è un monologo…

"Esattamente… A darmi una mano è Andrea Bruno, uno dei migliori illustratori italiani, conosciuto al Lucca Comics. I suoi disegni diventano drammaturgia, dalle sue mani nascono le proiezioni di Oreste: la sorella, l’amico, l’infermiere e molto altro".

Il tour durerà fino a maggio e, oltre alla Romagna, toccherà anche città importanti come Roma. Come sta andando?

"Ovunque abbiamo avuto una calorosa accoglienza. E ora che ‘gioco’ in casa, ho un po’ di timore. Guardando al futuro, mi piacerebbe tanto portarlo in Francia dove ho una certa esperienza. Sarà una sfida portarlo in scena in francese!".

Roberta Bezzi