"Il museo diocesano va reso subito agibile"

L’intervento di Marcella Vitali, presidente di Italia Nostra Faenza: "Nel frattempo mostre e conferenze per far conoscere le opere"

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"Il museo diocesano è chiuso, del museo archeologico si parla vanamente da oltre sessant’anni, la pinacoteca è dimezzata perché gran parte del materiale è tornato nei depositi per mancanza di spazio. Credo che sia realistico affermare, pur tenendo presente la diversità degli enti di riferimento, Curia e Comune, che a Faenza, manca una politica culturale organica e di largo respiro". Marcella Vitali, presidente di Italia Nostra ha preso subito la palla al balzo dal servizio comparso di recente sul Carlino sulle annose carenze in tema di sicurezza che rendono inaccessibile il museo diocesano e la sua ricchissima dote artistica, per ribadire il proprio risalente giudizio critico sul rapporto fra Amministrazione e cultura a tutto tondo a Faenza. E lo fa forte dell’appoggio di tutto il consiglio di Italia Nostra, da sempre impegnato nella denuncia dei locali ‘misfatti’ sul fronte della conservazione e del decoro del patrimonio monumentale e delle iniziative culturali, nell’ottica del superamento del monopolio del fronte della ceramica.

"Troppo facile liquidare il problema del museo diocesano con il fatto che mancano i fondi per realizzare le uscite di sicurezza. A parte che appare incomprensibile come il progetto di ristrutturazione e i lavori eseguiti appena una ventina di anni fa non le abbiano previste, il punto fondamentale è che qui siamo davanti a un museo di nome e di fatto e non a un semplice deposito e quindi il suo contenuto deve essere fruibile, sempre" aggiunge il presidente di Italia Nostra. Che poi lascia la parola all’intero consiglio direttivo che, in una severa nota critica, avanza anche suggerimenti. "Come quello di valutare l’opportunità di far conoscere le opere conservate con piccole mostre, conferenze, interventi, sfruttando anche la prossimità della sala San Carlo, all’interno dello stesso Seminario Vecchio, anche per stimolare approfondimenti, studi, ricerche, nella consapevolezza dell’importanza della raccolta che comprende opere fondamentali per la conoscenza della storia artistica del territorio". Italia Nostra avanza a questo punto un altro suggerimento: "Recentemente da parte della Curia sono state fatte raccolte fondi per interventi su alcune opere, di cui peraltro non ci sarebbe stato bisogno se si fosse colta l’occasione giusta al momento giusto: orbene, vogliamo sperare che l’operazione venga ripetuta con lo stesso dinamismo e iperattivismo per una seria ricerca delle somme necessarie per rendere il Museo agibile".

Purtroppo, e già lo abbiamo sottolineato, a Faenza manca da anni quello slancio che si registra altrove da parte di organismi privati e Fondazioni bancarie a favore degli obiettivi artistici e culturali. A questo punto Italia Nostra pone l’accento sulla chiesa di Santa Maria dell’Angelo e sulle modalità di utilizzo di questo edificio del XVII secolo "ben noto per la Cappella Spada realizzata su disegno del Borromini". Si tratta della cappella dell’altare maggiore "ancora dotata di tutti gli arredi, testimonianza di storia, arte e anche di devozione, aspetto che la differenzia da tante “chiese chiuse” oggi destinate ad altri usi e in gran parte prive di arredi". Italia Nostra denuncia il fatto che in occasione degli allestimenti delle mostre nella chiesa, quella cappella venga occultata. "Per questo proponiamo allestimenti nel solo spazio centrale assolutamente ben delimitato, indipendente e autonomo anche concettualmente, al fine di consentire il rispetto dei beni culturali conservati, cappelle, pale d’altare e arredi, ognuno con una propria storia che merita di essere considerata, anzi valorizzata".

Carlo Raggi