"Il nostro sindacalista non ha diffamato né stalkerato i capi"

In merito al processo che vede imputato per stalking e diffamazione Gaetano Palladino nei confronti dei vertici dell’istituto di vigilanza Cittadini dell’Ordine, riceviamo e pubblichiamo parti di una richiesta di replica della sigla MOL lunga tre cartelle, le sole a nostro giudizio ritenute dai contenuti non diffamatori.

"La Segreteria Nazionale del MOL, vuol evidenziare che oltre al richiamo degli atti processuali

de quo, presenti nel vostro articolo nel corso dell’udienza tenutasi il 25 u.s., ascoltando i testi dell’accusa è emerso come inconfutabilmente che: il Presidente del sindacato MOL Palladino, non ha mai “diffamato” o scritto di proprio pugno volantini o lettere, non ha mai “diffamato” il consigliere della società che lo denunciato per diffamazione, così come non ha mai raggiunto e stolkerizzato il direttore tecnico il quale era egli stesso che si portava nei pressi dell’abitazione del nostro Presidente e non viceversa come egli ha esposto in querela, e, che gli incontri “casuali” (il genitore abitava a 40 metri di distanza) sono stati quantificati in 1015 nello spazio temporale dal 20182019 e con il oi (anche questa circostanza è stata ambigua) canei a spasso, ed in ultimo la compagna o la moglie del direttore offre una versione nuova e diversa da quella per il quale è sotto processo il nostro Presidente, diversità richiamata in opposizione alla precedente dichiarazione dal Pubblico Ministero. Come suddetto, riteniamo doveroso precisare che, il Sindacato autonomo MOL (Movimento dei Lavoratori) nel rispetto dell’art.39 della Costituzione Italiana è regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate così come prevede la normativa vigente ed il Presidente Palladino è solo uno dei soci fondatori, eletto e riconfermato all’unanimità dall’organismo dirigente del sindacato riconoscendo allo stesso indiscussa competenza ed onestà nell’interesse esclusivo dei lavoratori".

"Nella prossima udienza prevista per il prossimo 15 Novembre, il Presidente Palladino, imputato “perché non ha commesso il fatto”, esporrà analiticamente tutte le discrasie riferite in querela e udite dai testi con il supporto di documentali elementi di prova, ricordandoci che allo stesso è stato impedito il diritto alla difesa con i propri testi a causa di un vizio procedurale causato dal precedente legale al quale lo stesso aveva affidato il caso, e che poteva essere superato ragionevolmente in ragione dell’accertamento della verità".