Il racconto di Aldo Merendi "Acqua salita a due metri e mezzo"

Prada, la storia del 91enne padre dei noti artisti Andrea e Nedo: "Salvati dall’elicottero la mattina"

Il racconto di Aldo Merendi  "Acqua salita a due metri e mezzo"

Il racconto di Aldo Merendi "Acqua salita a due metri e mezzo"

di Carlo Raggi

"A 91 anni non avrei mai pensato di vedere un disastro del genere e di vivere un’avventura come quella del salvataggio con l’elicottero! E pensi che nel ’44 la campagna di Albereto, dove abitavo, era al centro dei tiri incrociati di Alleati e tedeschi. Non ero preoccupato, forse perché ero un ragazzino. Ma qui, in questa antica casa contadina in un giorno e una notte ho visto l’acqua salire inesorabilmente, fino ai due metri e mezzo. L’acqua e il fango hanno cancellato una vita di ricordi, hanno devastato gli ambienti, questi vestiti che indosso sono gli unici rimasti e sono finiti in discarica anche abiti e cappotti di mia moglie, Maria, morta cinque anni fa. Erano in un armadio, ogni tanto lo aprivo e rivivevo anni felici".

Aldo Merendi riesce a sorridere, col bastone indica il segno dell’acqua sul muro della casa di via Podestà, a Prada, a ridosso del Cer. "Il fango ha seppellito i campi, il giardino, l’orto, documenti, fotografie, libri, alberi. Le foglie dei frutteti rimaste a mollo sono già arrostite. Chissà se si salveranno! Ma, come dicono i miei figli, Andrea e Nedo, è tempo di ripartire!"

A sei anni, Aldo era stato mandato dai genitori dagli zii nel Forlivese a fare il garzone; rientrò a casa a 14 anni. Dopo la guerra andò mezzadro nel podere delle Opere Pie in via Soldata, nel ’56 si sposò con Maria, negli anni 60 acquistò quel podere di 20 ettari per 45 milioni. Nei giorni di aratura, due sole ore di sonno a notte, il resto del giorno dietro all’aratro tirato da sei mucche. Tempra dura e grande intelligenza tanto che, pur non avendo potuto andare a scuola, ha imparato a leggere e a scrivere ed è diventato un divoratore di libri. Finiti nel fango. Racconta: "Abbiamo visto arrivare l’acqua dalla rotta del Montone alle 6.30 del mattino, passava veloce davanti a casa, verso valle. Poi a un certo momento ha cominciato a salire. L’acqua aveva raggiunto l’argine del Cer che faceva da sbarramento e si stava formando un grande lago". Racconta il figlio Andrea, conosciutissimo in tutta Europa e oltre, per i suoi allestimenti con fiori anche di carta per i più prestigiosi brand di moda: "Ogni ora l’acqua conquistava un gradino. Ho aiutato il babbo a salire al primo piano, abbiamo portato di sopra i tre mici e ho cercato di mettere sui tavoli alcune cose, ma è stato inutile perché l’acqua ha raggiunto un’altezza impensabile, due metri e mezzo". Aggiunge Aldo: "Presto siamo rimasti senza luce e senza acqua corrente, per fortuna Andrea aveva portato su qualcosa da mangiare. L’altro figlio, Nedo era a Faenza dove abita ed è stato lui ad avvertire le autorità". Ma presto il telefono si è scaricato. Lunghe ore di completo isolamento, al lume delle candele. "Nedo mi aveva detto che sarebbero venuti con un gommone. A sera invece abbiamo sentito il rumore di un elicottero che ha cercato di posizionarsi sopra al tetto, ma per via degli alberi e dell’oscurità, ha lasciato perdere".

Alla notte nessuno ha dormito, al mattino seguente di nuovo il rumore delle pale di un elicottero. Era della Marina Militare, è sceso un uomo col verricello e dalla finestra ha imbragato Aldo e l’ha tirato su: "Paura? Non ho avuto tempo per pensare e poi non c’era scelta, sotto c’era un mare di acqua!" Poi è stato recuperato Andrea e infine Massimo, un inquilino, con la sua micia. Aldo si porta una mano davanti agli occhi: "Abbiamo dovuto lasciare i miei tre mici in casa, non avevamo trasportini, avevamo lasciato tante crocchette…mi piangeva il cuore. Quando due giorni dopo siamo tornati qui e hanno sentito la mia voce non smettevano più di miagolare, di farci festa…!"

L’acqua si era già ritirata grazie all’inversione del corso del Cer. Da via Podestà l’elicottero aveva portato i tre al palasport di Forlì, visita medica a tutti e tre ("Solo io ho avuto bisogno di una flebo…" commenta Andrea), poi una sosta di due giorni a Faenza e quindi il ritorno in via Podestà. "C’era uno strato impressionante di fango, ovunque, Andrea, Nedo, Massimo e la signora Lidia, la nostra governante si sono messi di lena poi sono arrivati tanti ragazzi dai dintorni, volontari, e siamo riusciti a ripulire. Ma ancora molto resta da fare prima che la casa torni ad essere abitabile".

Intanto Nedo Merendi, allievo di Carlo Zauli, ceramista, pittore notissimo, sta cercando di ridare vita alle centinaia di oggetti artistici, soprattutto in vetro, di cui era piena la casa raccolti da lui e dal fratello in giro per il mondo. "Nostra madre era una donna curiosissima, di umili origini eppure capace di essere all’altezza nei consessi culturali più diversi. Questa casa era diventata un po’ un museo, frutto delle nostre curiosità da viaggiatori e un po’ rifugio per amici o conoscenti di varie parti del mondo". Dal fango emerge una foto sbiadita di Aldo con la mamma e tre dei cinque fra fratelli e sorelle. L’anziano agricoltore la guarda, la stringe, gli occhi si illuminano, "Qualcosa si è salvato!"

Poi sospirando osserva il mare di fango che ricopre quel mezzo ettaro di terra davanti a casa che era stato un "paradiso, un giardino pieno di fiori, dalie, peonie, forsizia, oleandri…" e alberi rigorosamente autoctoni che da quarant’anni, da quando affittò il podere, curava ogni giorno con grande sapienza contadina.