Il ricordo per Fabio Ridolfi: "Solare, sempre pronto ad aiutare"

L’uomo, 78 anni, è morto schiacciato dal trattore a San Martino in Gattara. Un’amica: "Era amato da tutti".

"Per me era il ’mio’ Fabio... Ma sono sicura che tutti quelli che leggeranno queste parole penseranno la stessa cosa, perché lui era il Fabio di tutti". Inizia così la lettera di Maria Novella Naldoni per ricordare Fabio Ridolfi, il 78enne che lo scorso 24 luglio è morto schiacciato dal trattore che si è ribaltato mentre faceva dei lavori in campagna, a San Martino in Gattara. Ridolfi, nato e cresciuto a San Cassiano, viveva a Fognano e nella zona era conosciutissimo. Per Naldoni era un amico di famiglia, oltre che vicino di casa.

"Tutti gli volevano bene – scrive – perché era sempre disponibile, aiutava chiunque gli chiedesse una mano per qualsiasi lavoro, dal più gratificante al più faticoso: lui diceva sempre ’sì’ e quando riceveva una telefonata rispondeva sempre ’E a vegn ! E dman a vegn’ (’Sì, sì, vengo! Domani vengo!’). Quando poi l’indomani arrivava all’appuntamento (sempre in anticipo!) spesso la prima frase che diceva era: ’Va là, va là, e temp l’e’ mat’, e tanti lo riconosceranno e sorrideranno nel sentirla".

Ridolfi era nato nel dopoguerra, come ricorda Naldoni: "Era nato in quegli anni ormai lontani ma era anche moderno, curioso e intelligente, aveva sempre con sé il suo cellulare per essere disponibile e rispondere a tutte le chiamate, era buono, simpatico, vivace. Per strada tutti lo salutavano, chi a voce e chi gli suonava il clacson. Io quando lo vedevo passando in auto abbassavo il finestrino e lo chiamavo ad alta voce e lui sempre ricambiava prima ancora di riconoscermi". Essendo vicini di casa, Naldoni lo sentiva rientrare: "La sua voce felice risuonava nel silenzio delle case e sapevo senza guardare l’orologio che da lì a poco sarebbe suonato mezzogiorno perché lui era sempre preciso a quell’ora, si fermava giusto il tempo di pranzare e poi via di nuovo al lavoro, ripartendo sempre allegro con la sua auto inondata dal suono della musica dei balli romagnoli. Gli piaceva ballare e stare con la gente, a ogni festa o sagra di paese lui c’era sempre!".

Il dolore è tanto per chi lo conosceva. "Ora mi manca molto la sua presenza – prosegue Naldoni –. Lui mi aiutava nella mia vita di campagna, con lui mi divertivo sempre. Mentre zappava la terra nell’orto io gli giravo intorno per ascoltare i suoi insegnamenti, era sempre bello poter imparare da lui e fare le cose insieme chiacchierando". E ancora: "La cosa bella è sapere che ha sempre fatto ciò che desiderava e quindi so che viveva la vita in modo felice. Lui era la gioia di vivere e questa è l’unica cosa che mi aiuta nell’affrontare questo grande dolore e questa grande mancanza". Infine, il saluto: "Con il tuo sorriso e la tua simpatia guardaci e tienici compagnia da lassù... E come dicevi sempre quando salutavi prima di partire, dal finestrino abbassato dell’auto: ’Grazie Fabio, ti saluto... E ciao mare!’".