Il Senio ancora senza casse di espansione

Inverno alle porte ma l’opera, costata 10 milioni di euro dopo un lungo iter burocratico, non è entrata in funzione poiché incompleta

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I mesi più piovosi sono alle porte e anche per l’inverno 2022-2023 si dovrà fare a meno delle casse di espansione del Senio. L’opera, realizzata non lontano dal piccolo abitato di Cuffiano, al confine fra i comuni di Faenza e Riolo Terme, è stata protagonista di una vera e propria odissea burocratico-amministrativa, spalancatasi nel momento in cui la cooperativa che si era aggiudicata i lavori è finita in concordato.

Davanti al rischio che l’opera finisse nel dimenticatoio fu la Regione a intervenire di persona, facendosi carico della prosecuzione dei lavori, il cui costo finale dovrebbe superare i dieci milioni di euro. L’opera di per sé si presenta come colossale: un sistema di due casse d’espansione, collegate l’una all’altra, in grado di ricevere le acque del Senio in occasione delle piene, per poi utilizzarle per fini irrigui nei momenti in cui l’agricoltura è più in sofferenza. Esattamente il tipo di opera di cui avrebbero bisogno molti territori italiani, se non fosse che di acqua del Senio le due casse d’espansione non ne hanno vista ancora una goccia: perché entrino in funzione, disponendo di un solo canale d’entrata e di uno solo d’uscita, è necessario che entrambe le casse siano complete: una di queste lo è da anni ormai – già ora è utilizzata per fini irrigui: le acque piovane che si accumulano al suo interno servono fino a 150 aziende agricole dei dintorni – la seconda ancora è in attesa. Troppo presto, spiegano le amministrazioni, per sapere se sarà in funzione per l’inverno 2023-2024.

Più a valle, al confine tra Castel Bolognese e Solarolo, è in costruzione un secondo sistema di casse d’espansione, per un’estensione di circa sei ettari, capace di ospitare fino 140mila metri cubi d’acqua, che riceverà acque dal canale dei Mulini. Anche qui il fine principale dell’opera è quello di evitare che eventuali piene del Senio possano allagare i dei due comuni, creando una riserva d’acqua permanente che consenta anche di dare vita a un corridoio ecologico fra la collina e le zone umide del ravennate, rivolta in particolare agli uccelli acquatici. L’opera, i cui lavori sono partiti da un anno, dovrebbe essere pronta a metà 2023.

Fortunatamente il territorio faentino è punteggiato ormai da anni di invasi di piccole e medie dimensioni – dai 50mila ai 250mila metri cubi – ciascuna con alle spalle una quindicina di aziende agricole, per un totale che tocca quota 800. Strutture dalla funzione prevalentemente irrigua, la cui presenza equivale comunque a un totale di 2,7 milioni di metri cubi d’acqua che in caso di eventi estremi possono essere conservati negli invasi.

Filippo Donati