"Il sistema sanitario pubblico è al collasso"

Alessandro Vaiti (anestesista): "Medici spariti. A Ravenna in un anno sono andati via tre colleghi per trasferirsi nel settore privato"

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Da sinistra Alessandro Vaiti, Francesco Filetti, Stefano Bolzon, Alberto Zaccheroni e Monica Montepaone.

Se non si cambia rotta il sistema sanitario pubblico è destinato al collasso. Questo l’allarme lanciato ieri dai medici rappresentanti dei sindacati dell’Ausl Romagna al ritorno dalla manifestazione nazionale di giovedì a Roma. "Siamo pochi, – ha esordito Stefano Bolzon, medico chirurgo dell’ospedale di Ravenna di Fp Cgil – sottopagati rispetto alla media europea e non esistono manovre di defiscalizzazione capaci di attrarre i professionisti nel pubblico, anzi la flat tax, così come è concepita adesso favorisce chi decide di ‘migrare’ nel privato". E di fughe dal pubblico se ne vedono di continuo: a livello nazionale, secondo dati Anaao, in media ogni giorno se ne vanno 7 medici. "Solo a Ravenna – ha spiegato Alessandro Vaiti, anestesista anche lui al Santa Maria delle Croci, di Aaroi-Emac – sono andati via in un anno tre anestesisti e il reparto è tuttora privo di primario. La carenza di medici è tale che ogni giorno a Ravenna arrivano da Cesena due anestesisti per aiutarci in sala operatoria".

Puntano tutti il dito sulla manovra di bilancio 2023 che, assicurano, "peggiorerà la situazione". E chiedono una legge di bilancio che destini risorse reali alla salute dei cittadini, aumenti le assunzioni del personale e migliori le condizioni di lavoro, passando necessariamente dall’aumento delle retribuzioni.

"Siamo al terz’ultimo posto in Europa – ha assicurato Alberto Zaccaroni, chiurgo endocrinologo dell’ospedale di Forlì, di Cimo Fesmed – per le remunerazioni e in Spagna, paese al quart’ultimo posto, i professionisti guadagnano un terzo in più dei colleghi italiani. La coperta è corta, lo sappiamo bene, ed è per questo che la sanità ha bisogno di maggiori risorse. Il personale sanitario non è messo nelle condizioni di lavorare dignitosamente e questo si ripercuote sul rapporto medico paziente e infatti i pazienti finiscono per prendersela sempre con i medici". Francesco Feletti, radiologo a Ravenna e segretario di Anaao Romagna, ha ricordato che, almeno in Romagna, non ci sono le cooperative che forniscono i medici ai ps a gettone. "Guadagnano il doppio di chi è assunto – ha detto – e non sono integrati nelle dinamiche e nelle procedure degli ospedali, quindi non rappresentano una soluzione efficace alla carenza di organico. Il problema della sanità è che non ci sono investimenti sui professionisti a fronte del contratto da rinnovare. E poi c’è la questione della depenalizzazione dell’atto medico. Ogni anno i medici sono costretti ad affrontare decine di migliaia di cause penali, la maggior parte delle quali si risolve in nulla, però sono motivo di stress psicologico e di grande perdita di tempo a svantaggio dell’attività di cura". I rappresentanti sindacali evidenziano la grande difficoltà del momento: "Siamo partiti con un 8% del Pil destinato alla sanità e ora sta gradualmente scendendo al 6 %. Non bisogna investire in nuovi presidi, ma in nuovi professionisti, nella formazione e nella tecnologia".

Annamaria Corrado