Il Teatro Binario si allarga: due vagoni per la musica

Nei giorni scorsi sono giunti due carri ferroviari dismessi. L’idea è di trasformarli. in sala prove per gruppi

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Il riutilizzo dell’ex deposito ferroviario di Cotignola fa parte di un progetto pubblico avviato da anni e sostenuto dal Comune per la riqualificazione dell’intera area del magazzino merci per trasformarlo in un teatro La particolarità del Teatro Binario è che nel suo progetto gli elementi urbani esistenti della ferrovia come i carri, i vagoni, i binari il deposito e il piazzale sono diventati spazio utilizzabile, ogni volta in modo diverso. È quindi un teatro davvero speciale. Il Teatro Binario gestito dall’associazione di promozione sociale ‘Cambio Binario’ si avvale oggi di un palcoscenico e di 84 posti a sedere ricavati all’interno dell’ex magazzino della stazione, un Giardino per rappresentazioni teatrali all’aperto e foyer, camerini e bar realizzati all’interno dei vagoni ferroviari non più in uso. In questi giorni difficili in cui l’imperversare della pandemia Covid 19 ha obbligato tutti i teatri ad abbassare il sipario, il Teatro Binario sta invece lavorando in previsione di una apertura in grande stile da tenersi appena sarà possibile. Infatti qualche giorno fa altri due carri ferroviari dismessi da Mercitalia sono arrivati nel Giardino del teatro, provenienti dallo scalo merci di Forlì con un trasporto eccezionale. L’obiettivo è di trasformare i vagoni in una sala prove musicale, dotata di attrezzature all’avanguardia, per favorire la nascita di gruppi e nuove proposte nel campo della musica. "L’arrivo dei due nuovi vagoni è la partenza per un nuovo viaggio, un viaggio che abbiamo sognato, che abbiamo desiderato". Spiega riguardo la nuova sfida Maurizio Casadio, presidente dell’Associazione Cambio Binario, che citando Adriano Olivetti aggiunge: "Il termine utopia è forse la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande".

Daniele Filippi