Il terremoto spaventa la Romagna "Terreno sabbioso, siamo a rischio"

La scossa di ieri mattina non ha provocato danni. Il geologo: "Le case vanno messe in sicurezza"

Paride Antolini è il presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia-Romagna. Per lui, che studia il territorio, il sisma non è una questione di ’se’, ma di ’quando’.

Antolini, come giudica il fenomeno di stamattina (ieri per chi legge, ndr)?

"Rientra nelle previsioni, niente di nuovo. Si sa che il territorio è sismico, ci sono queste dorsali appenniniche sepolte e attive e ogni tanto ci dobbiamo aspettare questi eventi. La magnitudo che risulta all’Ingv è di circa 5.5: non ha raggiunto il massimo della sua potenzialità, ma comunque è stata una scossa importante per le nostre zone. È un evento che ci deve far riflettere".

Cosa intende?

"Occorre mettere in sicurezza gli edifici. Tra le agevolazioni dell’ultimo anno c’è anche il sismabonus, e tuttora lo si può richiedere. Eppure gli investimenti si sono orientati prevalentemente sui ’vestiti’ degli edifici e non sulla struttura. Tra tutti i bonus messi in campo dal governo, però, ritengo che il sismabonus fosse il più importante. Abbiamo perso un’occasione, tanti non lo hanno colto".

Le scosse per fortuna si sono verificate al largo. In un centro abitato che conseguenze ci sarebbero state?

"Più la scossa è lontana da un centro abitato e meno si sente, è una distanza di attenuazione. Abbiamo un patrimonio edilizio vecchio, i danni sarebbero stati notevolissimi. Conosciamo il territorio a livello sismico, sappiamo benissimo quello che ci aspetta, i danni a cui andiamo incontro, e di conseguenza dobbiamo sempre stare in allerta. La scossa ha ricordato a tutti che sotto i nostri piedi la terra è viva".

A Ravenna la si è avvertita distintamente. Fin dove è stata percepita?

"Ho dei colleghi di Vicenza che l’hanno sentita, poi dipende anche da dove vivi: se al piano terra o all’ultimo piano di un palazzo. So che la si è sentita in Toscana, poi a Roma..."

Torniamo al nostro territorio. Quali rischi corriamo?

"Uno dei problemi è quello dei vecchi edifici lungo la costa, dove ci sono terreni sabbiosi soggetti al fenomeno della ’liquefazione’".

Ovvero?

"Se ci sono sabbia e una falda, con una scossa sismica adeguata il rischio è quello del cedimento dei terreni e delle fondazioni sovrastanti. È successo anche nel terremoto in Emilia".

È il terreno a fare la differenza?

"Ci sono effetti per cui in determinati punti arriva la scossa e il terreno tende ad amplificare il segnale che arriva. Se l’epicentro è in una città vediamo edifici che subiscono danneggiamenti e altri no, e dipende a volte non solo dalla struttura della casa, ma anche dal tipo di terreno che c’è sotto. L’importanza del ruolo del geologo sta proprio nell’analizzare il terreno in cui dovrà essere costruito un edificio per determinare una progettazione adeguata. Costruire senza indagine geologica è impossibile, perché la normativa non lo permette, ma anche chi vuole adeguare la propria casa è bene che si rivolga a un professionista per conoscere il sottosuolo".

La tendenza sismica dell’Appennino è conosciuta. Ma Ravenna, tra la pianura e il mare, è a rischio?

"Ravenna è in pianura, ma sotto a questa pianura, a qualche centinaio di metri, dobbiamo immaginarci quei rilievi di appennino sepolti sotto la pianura. Quei rilievi tendono a emergere, quindi hanno una loro attività, c’è la presenza di faglie che si definiscono attive. E questo perché ciclicamente ogni tot di anni avviene un terremoto: noi ovviamente non possiamo sapere quando, ma sappiamo che c’è una probabilità".

La liquefazione di cui parlava prima è uno dei rischi maggiori per questo territorio?

"Sì, e lungo la costa il rischio è maggiore. Siamo in una zona sismica, definita in base a criteri e verifiche".

Sara Servadei