Delitto di Faenza: "Ilenia ha tentato di difendersi dal suo assassino"

In tribunale sono stati sentiti i medici legali e la biologa della scientifica che ha analizzato i campioni prelevati dall’auto del presunto assassino

Migration

Ravenna, 24 novembre 2021 - Medici legali ieri in aula al processo per la morte di Ilenia Fabbri, assassinata lo scorso febbraio a Faenza. Per la seconda volta, in aula, vengono mostrate le foto del corpo senza vita della donna. A commentare quelle foto crude sono i medici legali dell’Università di Verona, Franco Tagliaro e Federica Bartolotti, che hanno eseguito l’autopsia. A Tagliaro viene mostrato il manico di martello con cui Pierluigi Barbieri – accusato di essere l’esecutore materiale (mandante sarebbe, seccondo l’accusa il marito Claudio Nanni) – ha detto di aver colpito la vittima, e il medico lo ritiene compatibile con le ferite alla testa. Allo stesso modo è compatibile con la ferita alla gola il coltello rinvenuto nel lavello dell’appartamento di via Corbara 6. I medici riconducono le cause della morte a un’emorragia acuta, accompagnata al fatto che la recisione della carotide ha portato a un’anossia cerebrale Quattro le fasi dell’azione dell’omicida: i colpi dietro la testa col martello, verosimilmente mentre lei fugge, quindi un tentativo di strangolamento. Poi la coltellata al collo mortale mentre lei era terra. Ilenia Fabbri ha tentato di difendersi almeno dai primi colpi, lo dimostrano le ecchimosi che aveva sui dorsi delle mani. La morte è sopraggiunta presto: "Le sono state recise due arterie che portano sangue al cervello, questione di poche decine di secondi". Daniela Scimmi, biologa della polizia scientifica di Roma, ha analizzato i campioni prelevati sulla Yaris di Barbieri, dove non sono emersi profili genetici né tracce di sangue: "Spesso il rischio è di trovare dna misto di più persone – ha spiegato –, qui la perplessità sta proprio nell’esito negativo, la sensazione era di avere davanti un’auto molto pulita e curata. Il tappetino faceva odore di plastica nuova". Secondo l’accusa, tra 6 febbraio e 17 marzo, giorno dell’arresto e dei conseguenti sequestri, l’esecutore si era premurato di pulire tutto.