Geloso del cognato, avrebbe impedito a due sorelle di vedersi per un periodo di circa otto anni. Il tutto nel contesto di comportamenti minacciosi e aggressivi, nei confronti della moglie e in presenza dei figli, per i quali ora un 40enne cittadino rumeno, residente a Bagnacavallo, è a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. In aula, rispondendo alle domande del Pm Raffaele Belvederi, ha parlato la donna, parte civile con la tutela dell’avvocato Andrea Valentinotti, mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Giorgio Vantaggiato. La coppia, ora in fase di separazione, si era sposata nel 2005 e da subito l’uomo avrebbe manifestato un atteggiamento ostile. Convinto che la moglie avesse una relazione con il cognato, a partire dal 2013 pretendeva che la stessa non vedesse più la sorella, nonostante le due lavorassero nella stessa azienda.
"Non voleva nemmeno che la salutassi quando la incrociavo, neppure sul posto di lavoro. Per anni non sono più andata a casa sua perché avevo paura". In una circostanza l’imputato, dopo aver ritrovato bucate le gomme dell’auto, incolpò proprio il cognato e in quell’occasione mise la mani al collo della moglie. Fu l’unica aggressione fisica, mentre le altre violenze sarebbero state tutte di natura psicologica, con minacce e insulti sessisti, anche in presenza dei figli. Quando la vedeva fumare, ad esempio, le diceva che sembrava una prostituta. Ad un certo punto l’uomo ebbe un grave problema di salute, la moglie cercava di stargli vicino, ma proprio in quel periodo la sua gelosia si accese ulteriormente e i suoi pensieri indirizzati anche oltre l’ambito familiare. La donna, dopo un periodo di separazione in casa, lo aveva poi denunciato a fine 2021. Sempre ieri, davanti al tribunale collegiale – presidente Antonella Guidomei, giudici a latere Cosimo Pedullà e Piervittorio Farinella – è stata sentita la sorella, che ha confermato i fatti, nonché una collega, volontaria dell’associazione Demetra di Lugo che tutela donne vittime di violenza, con la quale nel 2021 si confidò il lacrime, raccontandole l’incubo domestico che stava vivendo.
l. p.