"In Antartide a studiare la vita sotto i ghiacci"

La geologa ravennate Caterina Morigi ha trascorso un mese in missione nella base italiana Mario Zucchelli nella Baia di Terra Nova

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L’aria eccezionalmente tersa, la mancanza totale di odori e innumerevoli sfumature del bianco che non ti aspetti. A pochi giorni dal suo ritorno dall’Antartide, dove è stata in missione nella base italiana Mario Zucchelli nella Baia di Terra Nova, la ravennate Caterina Morigi, geologa, docente del dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa, descrive i ricordi più immediati della sua eccezionale esperienza. Dal 23 ottobre al 24 novembre, ha preso parte alla missione ‘Lasagne’, nell’ambito del Pnra, Programma nazionale di ricerche in Antartide finanziato dal Miur e coordinato dal Cnr per le attività scientifiche e dall’Enea per l’attuazione logistica delle spedizioni. Scopo della missione studiare i parametri geochimici dell’acqua e l’ecosistema marino, in particolare alghe e microorganismi che crescono sotto la banchisa. I dati raccolti forniranno informazioni sull’impatto dei cambiamenti climatici.

Professoressa Morigi, qual era il suo compito specifico all’interno della ricerca?

"Studiare il punto di contatto tra ghiaccio e mare, dove vivobo degli organismi il cui guscio, dopo la loro morte, scivola e si deposita sul fondo dove formano parte del sedimento. Sono organismi comparsi 250 milioni di anni fa, che poi si sono evoluti. Li studiamo per capire i parametri che li regolano e ci danno indicazioni sull’ambiente del passato. Sono indicatori paleoclimatici".

A quale tipo di preparazione si è sottoposta prima di partire?

"Ho seguito un corso di addestramento di una settimana sul Lago Brasimone, vicino a Bologna. Oltre ovviamente a tutti gli accertamenti medici necessari. Una volta partita mi sono fermata in Nuova Zelanda per la quarantena, poi con un aereo militare ci hanno trasportato alla base italiana in Antartide".

E non si è mai spostata dalla base?

"Sì, per due volte ho preso parte ad un campo in tenda a diverse centinaia di chilometro dalla base. Siamo partiti in elicottero, oltre a me c’erano altri due geologi che seguivano un altro progetto di ricerca, due guide alpine, una dell’esercito e una dei Carabinieri, e i piloti. Dovevamo prendere dei campioni di ghiaccio di mare".

Dove dormivate?

"In tenda, la prima volta siamo rimasti fuori due giorni, la seconda cinque perché le condizioni meteo non ci hanno consentito di volare, c’era troppo vento. è stata un’esperienza emozionante, per i silenzi incredibili e tutto quel bianco che non è mai uguale, è ricco di sfumature. E poi la limpidezza dell’aria è tale da farti sembrare tutto vicino, anche se è lontano chilometri".

E invece alla base qual era la sua giornata tipo?

"Mi svegliavo alle 7, facevo colazione, alla base ci sono tre cuochi di cui uno addetto alla panificazione, poi andavo nei laboratori o a fare dei campionamenti. Stessa cosa il pomeriggio e la sera dopo cena tornavo spesso a lavorare perché il fatto che fuori ci sia sempre la luce ti destabilizza, anche se una volta arrivata a letto dormivo senza problemi. Per due volte ho fatto anche il turno di notte".

In cosa consiste il turno di notte?

"Si rimane tutta la notte in sala operativa e ogni due ore bisogna andare all’esterno per controllare gli impianti. Trovarsi all’esterno, da soli, in questo paesaggio quasi lunare è stata un’esperienza unica".

Come avviene la gestione dei rifiuti in una zona così delicata?

"Esiste un protocollo che impone di non lasciare assolutamente niente in Antartide. Ad esempio anche quando mi lavavo i denti, non potevo buttare l’acqua a terra, ma in un contenitore. Questo in particolare durante i campi. Nella base esiste un piccolo inceneritore per i rifiuti organici, ma tutto quello che non si può smaltire, il resto si porta a casa".

Qual è stata la temperatura più bassa che ha dovuto affrontare?

"Siamo arrivati a - 40, ma a fare la differenza è anche il vento, se soffia a 30 nodi la percezione del freddo è molto più intensa. Ricordo una notte durante un campo di aver patito un freddo tremendo, ero in tenda e la mattina ho scoperto di avere sotto la brandina un bel cumulo di neve misto a ghiaccio. Nel giorno più caldo invece la temperatura è arrivata a - 6 gradi: quel giorno siamo stati senza giacca".

Annamaria Corrado