"In estate a rischio i prelievi idrici nei campi"

L’allarme del Consorzio di bonifica: "Potremmo doverli sospendere, abbiamo risorse sufficienti solo per affrontare l’inizio della primavera"

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In provincia di Ravenna dovrebbero cadere tra i 650 e i 700 millimetri di pioggia all’anno. Dovrebbero, già: ma in questi primi tre mesi del 2022 non è andata così. Sul sito di Arpae, cliccando su ‘Siccità e desertificazione’, compare una cartina dove l’Emilia-Romagna è tutta colorata di un allarmante rosso. Per quanto riguarda la nostra provincia, si legge che da inizio ottobre ad oggi sono caduti 287,1 millimetri: nel corso di quasi sei mesi autunnali e invernali, quelli tradizionalmente più ricchi di precipitazioni, è caduta meno della metà della pioggia che dovrebbe cadere in tutto l’anno. E quel che è peggio è che ora andiamo verso la primavera e l’estate.

Nei giorni scorsi il Consorzio di bonifica della Romagna occidentale ha partecipato a una riunione sulla siccità con la Regione, Arpae, il Cer e tutti i consorzi del territorio. Andrea Fabbri, capo settore attività agrarie del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale, specifica che la situazione è ancora sotto controllo per quanto riguarda le irrigazioni agricole, ma non nasconde i suoi timori per il futuro: "È presto per lanciare allarmi – dice –, tra un mese dovremo rifare il punto in vista dell’estate. Il sistema sta tenendo. Questo non significa che non ci interessiamo alla crisi, ma cerchiamo di monitorarla senza pessimismo".

L’obiettivo della riunione con la Regione, infatti, era definire le modalità per eventuali deroghe rispetto al deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua e per la sospensione dei prelievi: misure che al momento non servono, ma che si pensa potrebbero essere necessarie quest’estate. "La situazione non è felice – prosegue Fabbri –. Il Po (foto) ha una riduzione di portata del 75 per cento rispetto alla media degli ultimi 30 anni e del 35 per cento rispetto al valore critico della sua portata degli ultimi 30 anni. Il livello attualmente è di 3,40 metri, mentre la soglia di preallarme si attiva a 3,25. Va detto che con i livelli attuali noi siamo ancora in grado di stoccare acqua e di alimentare la rete irrigua del territorio. Abbiamo risorse che ci consentono di affrontare almeno la prima parte della primavera e ci auguriamo che il regime delle piogge cambi. Al momento possiamo assicurare tutte le necessità d’acqua del mondo agricolo".

Le esigenze finora hanno riguardato il trapianto della bietola portaseme, che ha avuto bisogno d’acqua già tra fine gennaio e inizio febbraio. "E poi ci apprestiamo ad assecondare le richieste irrigue post semina delle colture primaverili, come mais, girasole e soia, ma anche patate, pomodori e cipolle", aggiunge Fabbri. Il freddo dei giorni scorsi, tra l’altro, ha spinto molti agricoltori ad attivare sistemi antigelo che prevedono la formazione di ghiaccio attorno alle piante per conservarle a una temperature comunque superiore a quella esterna. E questi sistemi ovviamente consumano molta acqua: "E il nostro obiettivo è sostenere questo tipo di irrigazione, anche perché le aziende non possono permettersi di non poterlo utilizzare in caso di gelate. Abbiamo davanti altre tre settimane a rischio da questo punto di vista", dice Fabbri. Per quanto riguarda i prelievi d’acqua dai fiumi, al momento non ci sono limitazioni. Reno e Senio però hanno una portata inferiore alla media. Se la situazione dovesse perdurare tra qualche settimana potrebbe esserci un preallarme.

sa.ser.