In memoria del poeta Tolmino Baldassari, cantò la fragilità umana

Dopo il Convegno al Palazzo dei Congressi di Milano Marittima del 2020, nel decennale della scomparsa, e la dedica del parco fluviale a Cannuzzo di Cervia nel 2019, la nipote Paola con parenti

ed amici hanno organizzato sabato 21 maggio, alle ore 16,30, un incontro per ricordare il poeta Tolmino Baldassari, un vanto per Cannuzzo e per tutta la Romagna, Il sindaco di Cervia Massimo

Medri scoprirà una lapide che legherà in modo definitivo questo poeta a Cannuzzo sua ultima dimora. Poi, alcuni poeti e studiosi (Manuel Cohen, Salvatore Ritrovato, Gianfranco Lauretano, Nevio Spadoni, Francesca Serragnoli, Gianfranco Miro Gori, Stefano Simoncelli, Annalisa Teodorani) leggeranno lungo il tragitto del parco sostando presso le panchine, liriche di Tolmino.

Infine, dopo l’intervento di Brunella Garavini, direttrice della Biblioteca di Cervia, dove c’è una sezione dedicata a Tolmino, di Maura Masotti, segretaria della CGIL-spi e di Roberto Zoffoli, presidente dell’Associazione culturale “Tolmino Baldassari,” la cerimonia si concluderà con una merenda dispensata presso l’ex asilo accanto alla chiesa.

Forse ancora qualcuno si stupisce che un autodidatta, che nella vita ha svolto diversi lavori come

quello del bracciante, del meccanico, e perfino del sindacalista, si sia imposto a livello non solo italiano per la sua attività poetica: è presente, infatti, in diverse antologie anche internazionali. Eppure Tolmino, con una poesia d’intonazione lirica, umile e sobria, ha cantato i suoi luoghi, gli amici perduti, ormai ombre tra le nebbie del suo fiume, e la vita nei suoi aspetti buffi e drammatici. È poeta di visioni, con stupori di fanciullo, che ha cantato la fragilità umana, con un linguaggio non arcaico o retorico, ma scabro ed essenziale, ricco d’insegnamenti morali. Da tutta la sua opera traspare una nostalgia di luce, un impellente bisogno di assoluto. La poesia per lui è stata luogo privilegiato dell’ascolto: più che vedere, è ascoltare il silenzio (E’ zet). A tal proposito, il critico Giovanni Tesio ha parlato di ascetismo espressivo. Ho conosciuto Tolmino agli inizi degli anni Ottanta a casa sua. Mi venne ad aprire in una notte piovosa e di vento e mi accolse con un sorriso. Mi trovai di fronte un omone, mi illustrò la sua ricca biblioteca e già da quella sera incoraggiò il mio cammino poetico con consigli preziosi. La nostra amicizia è stata per me motivo di crescita e di vanto per aver frequentato abbastanza assiduamente uno dei lirici più significativi della nostra

letteratura.

Nevio Spadoni