In aggiunta ai maltrattamenti e allo stalking, era accusato di avere incendiato l’auto della ex moglie, rogo che si era poi esteso all’abitazione della donna. Ieri mattina un 40enne di Meldola ha patteggiato tre anni davanti al Gip Janos Barlotti. Per l’uomo, difeso dagli avvocati Marco Gramiacci e Stefano Rolli, sono state escluse un paio di aggravanti, tra cui di aver commesso i maltrattamenti in presenza del figlio minorenne. La donna era parte civile con la tutela degli avvocati Silvia Brandolini e Paola Emilia Bellosi. La stessa notte del 28 luglio 2022 in cui una Seat Ibiza, parcheggiata in un vialetto privato, e parte della casa di Reda erano andate a fuoco, l’uomo era stato ricoverato in ospedale con ustioni sul 30% del corpo e, sebbene forlivese, si era rivolto al pronto soccorso di Faenza. Inizialmente indagato con l’ipotesi più morbida del danneggiamento a seguito di incendio, le successive verifiche avevano poi portato a contestare il dolo e il fascicolo era stato rubricato come ’codice rosso’.
Il Pm Silvia Ziniti aveva disposto un accertamento tecnico sulla vettura e sugli abiti del sospettato, finiti sotto sequestro. La notte del rogo la donna si trovava in vacanza al mare fuori regione e i due non si parlavano da tempo. Dalle carte poi acquisite dalla Procura era emerso che la donna, pochi giorni prima, aveva ottenuto dal tribunale di Ravenna affido esclusivo della prole e il conseguente obbligo al pagamento degli alimenti, con la sentenza notificata il giorno prima dell’incendio al datore di lavoro dell’uomo affinché la quota spettante gli fosse dedotta dal salario mensile. L’uomo, interrogato dal Pm, aveva ammesso le responsabilità dell’incendio, spiegando anche dove si era procurato la benzina.
L’ulteriore accusa di maltrattamenti fa riferimento a un periodo che va dal gennaio 2016 all’agosto 2020, durante il quale il 40enne, con cadenza settimanale, avrebbe mortificato la donna, affetta peraltro da gravi problemi di salute, proferendo nei suoi confronti frasi denigratorie del tipo “sei una campagnola“, “cosa vuoi capire te che sei nata in mezzo alla terra“, rimproverandola continuamente di non sapere fare nulla, lavori di casa in primis. Sempre secondo l’accusa, inoltre, l’aveva isolata dai propri amici e costretta a contattare i familiari solo di nascosto. A tutto ciò si era aggiunta lo stalking, con minacce che le provocavano un perdurante stato d’ansia. In particolare, durante la fase di separazione, nel 2020, l’uomo disse che piuttosto che darle dei soldi si sarebbe tolto la vita e di essere disposto ad andare in carcere pur di percuoterla. Attualmente agli arresti domiciliari, la difesa ha chiesto la revoca della misura, cosa cui la parte civile si è opposta.
l. p.