Incidente mortale alla Sueco: due assoluzioni

Altri due indagati avevano patteggiato otto mesi. Nell’incidente morì Giovanni Liverani e un 18enne rimase ferito gravemente

Incidente mortale alla Sueco: due assoluzioni

Incidente mortale alla Sueco: due assoluzioni

Sono stati assolti entrambi dal giudice Antonella Guidomei "per non avere commesso il fatto" gli imputati finiti alla sbarra per l’infortunio mortale verificatosi il 21 dicembre 2017 all’interno della Sueco, azienda della zona nord di Faenza. Si tratta dell’allora responsabile della produzione per Sueco, un 68enne di Castel Bolognese difeso dagli avvocati Ermanno Cicognani e Mauro Brighi. E dell’allora presidente del cda della reggiana Tigieffe, un 77enne di Luzzara, nel Reggiano, difeso dagli avvocati Roberto Sutich e Alice Minari.

Per i due, la procura aveva chiesto due anni di reclusione a testa. Inizialmente gli indagati erano cinque: per uno era poi stata decisa archiviazione; mentre gli altri due, accusati per una saldatura maldestra, avevano patteggiato otto mesi a testa. Nell’infortunio era morto il 45enne elettricista faentino Giovanni Liverani in seguito a rovinosa caduta. Quella mattina era rimasto ferito in maniera grave anche un 18enne che faceva parte di un programma di scuola-lavoro: il giovane aveva rimediato fratture sparse per una prognosi di almeno 140 giorni. Nelle indagini, coordinate dal pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, l’argomento saldature si era rivelato centrale: dalle verifiche era emerso che a cedere di schianto, era stata la piastra di snodo tra l’ultimo braccio della gru e il cestello della piattaforma sulla quale si trovavano il 45enne e il 18enne. La rottura aveva colpito il cosiddetto ‘attuatore rotante’ – il cilindro pneumatico che consente i movimenti di rotazione – a causa di quello che è stato indicato come "imperfetto procedimento di saldatura" appunto. Secondo quanto delineato nelle verifiche di carabinieri e medicina del lavoro dell’Ausl, la Sueco spa aveva subappaltato alla Turchi Giuseppe snc, della quale la vittima era socio amministratore, i lavori di manutenzione dell’impianto di illuminazione esterna dello stabilimento di via Sant’Andrea mettendo a disposizione una piattaforma aerea semovente presa a noleggio e risultata costruita nel 2007 dalla Tigieffe srl; l’attuatore rotante – sempre secondo la procura – era invece stato prodotto dalla Moveco srl. L’infortunio si era verificato quando il 45enne e il 18enne si trovavano a 7-8 metri di altezza per sostituire una lampada. È a quel punto che si era rotta la piastra di snodo: ciò aveva determinato un ribaltamento di 180 gradi della piattaforma con conseguente inevitabile caduta dei due lavoratori: il 45enne era morto sul colpo mentre lo studente 18enne (tirocinante al terzo anno della scuola professionale ‘Arti e Mestieri Angelo Pescarini’ - sede di Faenza) si era salvato sebbene non indossasse l’imbraco di sicurezza. In quanto ai due imputati, secondo il pm le loro responsabilità stavano – per quanto riguarda il primo – nel non avere fornito abbastanza informazioni sui rischi in quello specifico ambiente di lavoro e nel non avere chiesto alla ditta incaricata se i lavoratori impiegati fossero effettivamente abilitati all’uso di quell’attrezzatura. E per il secondo, per avere immesso sul mercato una piattaforma aerea con un attuatore rotante senza i requisiti previsti dalle direttive comunitarie: vedi appunto il rischio di rottura durante il funzionamento. Per le difese invece per quanto riguarda il primo, l’accusa gli aveva accollato responsabilità dell’appaltatore sebbene committente. In particolare "nessun rischio aziendale ha contribuito sotto il profilo causale al verificarsi dell’evento". Anzi, "l’operatività della Sueco era estranea alla determinazione dell’evento". E per il secondo, la saldatura incriminata era stata appalta ad altra società la quale ne aveva certificato la qualità: e la causa dell’incidente "è da rinvenirsi esclusivamente negli inaccettabili difetti di saldatura".

Andrea Colombari