Lugo, assolta l’ex infermiera Daniela Poggiali

Morti sospette all’ospedale di Lugo, la sentenza d’appello cancella l’ergastolo. E' libera: "Ora mi riprendo la mia vita". Decisive le nuove perizie. Le sorelle: "Fatta giustizia"

Daniela Poggiali esce dal carcere (Foto Schicchi)

Daniela Poggiali esce dal carcere (Foto Schicchi)

Ravenna, 7 luglio 2017 - Dall’inferno al paradiso in un battito di ciglia. La Corte d’appello del tribunale di Bologna ha assolto Daniela Poggiali, 45 anni, ex infermiera all’ospedale Umberto I di Lugo (FOTO).

L’imputata in primo grado fu condannata a Ravenna all’ergastolo perché riconosciuta colpevole di avere iniettato una dose letale di potassio alla paziente 78enne Rosa Calderoni la mattina dell’8 aprile 2014 a poche ore dal ricovero. I giudici d’appello, proprio per sgombrare ogni dubbio sulle circostanze dei fatti, nella primavera scorsa, dopo breve camera di consiglio, aveva disposto una perizia medico-legale depositata a fine mese scorso: dalle circa settanta pagine, era emerso in buona sostanza che sulla base della valutazione delle carte, non era possibile affermare che la 78enne sia morta per "causa patologica naturale a insorgenza acuta", vedi certe malattie del cuore.

Ma era anche vero che il quadro clinico della paziente è "solo in parte compatibile" con una somministrazione di potassio "a livelli letali". E che l’applicazione dell’innovativo metodo per il calcolo del potassio atteso al momento della morte della 78enne, "non trova analoghe applicazioni in letteratura, per quanto di nostra conoscenza", hanno scritto i periti della Corte. Parole che evidentemente hanno fatto breccia nella giuria che hanno quindi deciso di cancellare l’ergastolo.

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Ora Daniela Poggiali è tornata libera (VIDEO): dopo essere stata accompagnata in carcere alla Dozza a ritirare i propri effetti personali (FOTO), può tornare a casa, a Giovecca. La Procura potrà ovviamente fare ricorso in Cassazione.

"Mi hanno dipinta per quella che non sono, adesso mi riprendo in mano la mia vita. Voglio una vita normale e tranquilla, mamma mia che fatica", le sue prime parole appena uscita dal carcere, attorno alle 20. Fuori ha trovato ad attenderla giornalisti e fotografi, oltre all'ex fidanzato Luigi Conficconi e alle sorelle. Quando è entrata in macchina, ha aggiunto in sostanza che i giudici di Bologna hanno capito, a differenza di quelli di Ravenna, quale fosse la verità.

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Le sorelle: "Finalmente fatta giustizia"

La Poggiali, presente in aula al momento della lettura della sentenza, non ha potuto nascondere l'emozione per l'assoluzione (con la formula "perché il fatto non sussiste") disposta dai giudici di secondo grado, dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio. E' apparsa euforica e ha esultato, dicendo "Sì, sì!". Le sorelle dell'ex infermiera di Lugo, Barbara e Claudia Poggiali, hanno accolto con le lacrime la decisione della Corte. 

"Siamo contente di questo risultato che finalmente ha reso giustizia a nostra sorella" anche se "quello che le hanno tolto non le potrà essere restituito", affermano Barbara e Claudia Poggiali. "Siamo sempre state orgogliose di Daniela", hanno detto al termine del processo di secondo grado. 

L'ex fidanzato della Poggiali, con cui non è escluso un riavvicinamento, è scoppiato in lacrime ancora prima che i giudici leggessero la sentenza di assoluzione.

I due figli della vittima, Rosa Calderoni, si erano allontanati mezzora prima che la Corte uscisse per il verdetto.

La difesa: "Una nuova vita per Daniela"

"La Poggiali è stata vittima di una serie di pregiudizi che riguardavano alcuni tratti della sua personalità complessi e obiettivamente controversi". Aspetti che però "non avrebbero dovuto legittimare questo contagio collettivo che ha indotto a rinvenire in lei un soggetto potenzialmente criminogeno": così l'avvocato Lorenzo Valgimigli, difensore di Daniela Poggiali ha commentato la sentenza di assoluzione. Una decisione che ha letteralmente ribaltato la sentenza di primo grado con cui la corte di assise di Ravenna aveva condannato all'ergastolo la 45enne. "Probabilmente - ha osservato l'avvocato - questi ribaltamenti processuali sono espressione di un fenomeno culturale all'interno della giurisprudenza italiana dove ci si confronta, appunto, su opzioni culturali diverse che riguardano i diversi standard probatori che occorre conseguire per poter condannare o prosciogliere".

Intanto per la Poggiali "penso che riparta una nuova vita anche se non credo che il processo finisca qui e ipotizzo che la Procura contesterà questa decisione. Però è chiaro che oggi - ha aggiunto Valgimigli - si è fissato un punto molto importante circa la ricostruzione della verità. La Poggiali uscirà dal carcere e verrà restituita ai propri affetti e alla propria vita". 

L'altro difensore, Stefano Dalla Valle, ha parlato di "sentenza importante per il presupposto giuridico forte per il contesto scientifico nel quale è maturata la decisione dei giudici".

L'assoluzione di Poggiali, rischia ora di cambiare il destino di un altro processo, quello che coinvolge Giuseppe Re, l'ex primario di Medicina Interna dell'ospedale di Lugo, imputato per non aver dolosamente impedito un evento, cioè l'omicidio volontario addebitato a Poggiali. "Oggi si sono poste le condizioni per evitare un clamoroso errore giudiziario", ha detto il suo difensore, l'avvocato Guido Magnisi.