Infezione cerebrale presa per ansia, muore ragazzo. Ausl condannata

Dovrà risarcire con quasi 400 mila euro la madre del defunto

Un dottore di Neuroradiologia con in mano alcune lastre

Un dottore di Neuroradiologia con in mano alcune lastre

Ravenna, 29 aprile 2016 - Nausea, mal di testa, convulsioni e fiacchezza. Sintomi di una grave infezione cerebrale che lo avrebbe ucciso nel giro di poche settimane. E invece le prime volte dall’ospedale lo avevano dimesso credendo che fosse semplicemente depresso. Per la morte di Christian Altini, deceduto il 14 marzo 2010 a 38 anni, l’Ausl Romagna è stata condannata a pagare 370 mila euro alla madre del ragazzo.

L’Azienda dovrà pure sborsare circa 1.600 euro di spese di giudizio e 20 mila euro di compenso professionale per il legale della signora, l’avvocato Alessandro Vasi. Netta la ricostruzione proposta dal giudice civile Massimo Vicini sulla base della perizia medica: un approfondimento clinico «avrebbe portato alla diagnosi e a cure tempestive e adeguate con oltre un mese di anticipo».

Quel mese circa è il tempo che separa il primo ingresso di Christian in ospedale a Ravenna dalla morte avvenuta al Bufalini di Cesena dopo una delicata operazione. In particolare è il 14 gennaio di sei anni fa quando il giovane si presenta in pronto soccorso con questi sintomi: senso di svenimento, debolezza e respiro affannoso. I globuli bianchi fanno segnare 12.280 (l’intervallo di riferimento è compreso tra 4.000 e 10.000). Il giovane viene dimesso con questa diagnosi: ‘astenia in privazione ipnica’ (debolezza da insonnia).

Tuttavia nausea e mal di testa persistono, e così il 4 febbraio si presenta di nuovo in ospedale: i globuli bianchi sono saliti a 16.290. «Ciononostante – lamenterà poi l’avvocato della madre nella sua citazione – viene dimesso con diagnosi di ‘somatizzazione ansiosa’». Un po’ come se l’unica responsabile di quei sintomi potesse essere l’ansia: tanto che gli viene consigliato di sottoporsi a visita psichiatrica pure alla luce di un piccolo problema legato all’ansia per il quale era seguito dal 2004.

Il 4 marzo nuovo ingresso in ospedale: la diagnosi è di ‘rinosinusopatia’, un’infiammazione a livello del naso. Tre giorni dopo il 38enne deve però tornare perché ha vomitato: viene dimesso ancora una volta con diagnosi di ‘somatizzazione ansiosa’.

Ma la situazione non migliora tanto che il 12 marzo è costretto a tornare in pronto soccorso per via di una forte crisi convulsiva. Questa volta viene ricoverato e sottoposto a Tac cerebrale: emerge che ha una ‘lesione espansiva ipodensa’ di qualche centimetro: una sorta di grave ascesso cerebrale. La situazione precipita: il 38enne viene trasferito con l’elimedica al Bufalini dove viene operato per rimuovergli l’ascesso e viene ricoverato in Rianimazione. Ed è lì che muore due giorni dopo senza avere ripreso conoscenza.

Sul fronte penale il fascicolo aperto per omicidio colposo contro tre medici di pronto soccorso e un neurologo, verrà poi archiviato. Sul fronte civile invece secondo il giudice «la colpa professionale del personale sanitario dell’ospedale di Ravenna emerge chiaramente dalle considerazioni» del medico legale Sergio Arlotti incaricato dal tribunale per fare luce sul caso. In particolare di fronte al valore di globuli bianchi di oltre 16.000, «avrebbero dovuto attivarsi per approfondire». Il medico legale si spinge oltre cogliendo «elementi di negligenza» in chi al pronto soccorso «ebbe in cura Altini» già il 4 febbraio dato che avrebbe potuto «predisporre un approfondimento neurologico» che «avrebbe portato alla diagnosi con almeno 40 giorni di anticipo».