"Inflazione e centri commerciali, molliamo"

A Castel Bolognese a fine anno chiudono almeno quattro attività tra cui ‘L’orologio’ e Farmagricola, sotto i portici lungo la via Emilia

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L’inflazione cresce, manca il ricambio generazionale e fare quadrare i bilanci familiari è sempre più difficile, in particolare con la concorrenza di internet. Queste sono le cause all’origine della chiusura a fine anno di almeno quattro attività di Castel Bolognese, senza contare i titolari di altre, che hanno in animo di lasciare.

Oltre alla cartolibreria Diversi, chiuderà anche un’altra cartoleria in centro. Stesso discorso per altre due storiche attività presenti sotto i portici della via Emilia. Una è Farmagricola di Diego Malpezzi e socio. Malpezzi ha raggiunto l’età della pensione, il suo socio e amico invece non ha intenzione di portare avanti l’attività per motivi personali, così il negozio di sementi e concimi che, oltre al Consorzio Agrario, ha servito il paese e i numerosi agricoltori locali dal 1966, alla fine dell’anno chiuderà. "Una volta il negozio era dall’altra parte della strada – racconta Malpezzi –, io l’ho rilevato negli anni ’80. Siamo qui da tempo ma è impossibile continuare. Nessuno si è fatto avanti per rilevare l’attività, e noi, da quanto abbiamo esposto i cartelli abbiamo ricevuto molte manifestazioni di affetto ma non ci sono le condizioni per vendere, quindi chiudiamo e basta".

Sullo stesso lato della strada, poche decine di metri verso Faenza ci sono alcune vetrine vuote, c’è una banca, una pizzeria al taglio di nuova gestione e poi c’è ‘L’orologio’, una piccola gioielleria gestita da Annalena Mambelli in cui all’interno lavora anche il marito Giovanni Gaddoni, orologiaio per professione dal 1968. Anche in questo caso la decisione è definitiva: "Chiudiamo perchè non c’è più lavoro – raccontano i due coniugi –, i nostri figli lavorano e non sono interessati a mandare avanti l’attività, l’età ci pesa e la gente si vede poco". L’attività sotto ai portici è aperta dal 1995 ma precedentemente "eravamo in piazza Fanti – proseguono Mambelli e Gaddoni –. C’è la crisi, l’inflazione e i centri commerciali ci hanno dato l’ultima batosta". Loro, poi, sono di una generazione in cui le cose si riparavano anziché acquistarle nuove: "Dopo la terza media ho fatto la scuola di specializzazione a Bologna e sono diventato orologiaio negli anni ’60 – spiega Giovanni –, poi ho avviato l’attività. Oggi i clienti vogliono spendere poco, e preferiscono andare nei centri commerciali. Il fatto è che non c’è più gente che cerca la qualità e le spese sono tante, noi qui siamo in affitto". Così si abbassa un’altra serranda.

d.v.