"Iniziati i razionamenti attraverso il Consorzio"

Dalmonte: "Siccità, la situazione può diventare drammatica anche se questa è una zona virtuosa grazie a invasi e canali"

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La siccità mette a dura prova anche l’economia. Mentre la crisi idrica spinge i comuni ad approvare ordinanze e direttive contro lo spreco di acqua, e il governo a valutare i termini dello stato di emergenza, il comparto agricolo fa i conti con il fenomeno sul piano irriguo nella stagione chiave delle colture: "Per l’idropotabile c’è un po’ meno allerta oggi, perchè la diga di Ridracoli è a un livello sufficiente e siamo garantiti fino a fine estate. Sul piano delle colture affrontiamo una situazione molto critica perchè siamo nella fase più importante delle produzioni frutticole e sementiere - afferma Nicola Dalmonte, imprenditore faentino e vicepresidente regionale di Coldiretti -, c’è maggiore necessità di acqua per il raccolto, e al momento per quello che riguarda l’approvvigionamento idrico, il Po è al livello più basso mai raggiunto negli ultimi settant’anni".

Continua Dalmonte: "Inoltre abbiamo avuto temperature molto alte, anche di più rispetto alla media stagionale, sin dal mese di maggio. Ed è un’annata in cui i concimi, i mezzi e i costi di produzione sono aumentati. Anche il gasolio, sebbene senza accise per l’agricoltura, è arrivato a costare 1.60 al litro". Dalmonte è anche presidente del Consorzio del Canale Emiliano Romagnolo, che assicura l’approvvigionamento idrico nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. "La situazione può diventare drammatica. I razionamenti, attraverso il Consorzio di Bonifica sono iniziati la settimana scorsa. Purtroppo il fenomeno ha origine per i cambiamenti climatici. La piovosità si è ridotta e la pioggia è diventata un evento straordinario che si concentra in pochi giorni e poche ore. L’acqua quindi non riempie le falde e questa condizione manda in crisi il sistema. I serbatoi del Po sono a livelli bassi e non rilasciano acqua in maniera continua. La settimana scorsa ci sono stati momenti di tensione perchè non sapevamo come avrebbero risposto gli impianti di prelievo a quote così basse. Oggi sta funzionando e siamo un po’ più positivi ma se il livello del Po non si alza nei prossimi giorni, rischiamo davvero di fermarci".

Una preoccupazione ulteriore è costituita dalle coltivazioni del periodo, che necessitano di acqua e che alimentano numerosi settori produttivi. "Il kiwi, le mele e le pere, il pomodoro, le susine, l’uva. Abbiamo a livello di aziende agricole e di strutture a cui conferiamo i prodotti centinaia di migliaia di giornate che rischiano di perdersi. Volendo fare un conteggio parliamo di un miliardo di euro di produttività". Un ulteriore aspetto riguarda infatti la produzione "che costituisce l’autosufficienza alimentare per il paese. Per questo bisogna fare il possibile per salvaguardarla". Se le criticità toccano significativamente Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, in particolare la zona ravennate per il momento può tirare il fiato.

"E’ una zona virtuosa in cui si sono investite risorse, molte anche private, per la realizzazione di invasi e di canali. Qui sono state create condotte che hanno permesso di utilizzare l’acqua al meglio. Si utilizza la microirrigazione, a goccia o a manichetta, e c’è un consumo minimo, razionale e puntuale dell’acqua. Meno di così non si coltiva. Inoltre gli invasi collinari già esistenti danno una semi autosufficienza e consentono una maggiore tranquillità in previsione di forte siccità".

Chiaramente la situazione resta critica e viene "monitorata quotidianamente – conclude Dalmonte –. A livello nazionale stiamo spingendo molto sul piano degli invasi di piccole e medie dimensioni, oltre all’utilizzo e immagazzinaggi di acqua nei mesi invernali per i mesi estivi e non solo per uso agricolo visto che vi si possono anche creare impianti fotovoltaici. Con le opportune tecniche e controlli possono servire l’approvvigionamento idropotabile ed essere infine utilizzati come bacini di rifornimento per l’anticendio".

d.v.