Ravenna, 27 gennaio 2018 - «Diventeremo dei nuovi esodati, noi che in tutti questi anni abbiamo messo l’anima nel nostro lavoro, fatto formazione, lavorato accanto ai bambini tutti i giorni». Hanno il sorriso ospitale del buon maestro, gli occhi stanchi ma la voglia di lottare per farsi sentire i diplomati magistrali ravennati che rischiano di perdere il loro posto da insegnanti. Il mondo della scuola è in fermento da quando, lo scorso 20 dicembre, una sentenza del Consiglio di Stato, composta da dieci giudici, ha stabilito che il diploma magistrale anche se abilitante per fare supplenze, non è valido per entrare di ruolo. Anche a Ravenna vi sono insegnanti, travolti da questa inaspettata sentenza arrivata dopo otto sentenze positive. Docenti che per molti anni non hanno potuto per mancanza di concorsi e/o causa decisioni ministeriali, poi riconosciute dall’Europa improprie, «andare» di ruolo. Ma non intendono restare in silenzio: in città si sta formando un gruppo sempre più compatto, collegato col movimento regionale e nazionale, che scenderà in piazza del Popolo il prossimo 3 febbraio dalle 10.30 per un presidio nel cuore della città con un banchetto e dare un volto ed una voce a chi è nella morsa della tagliola della sentenza. Giovedì sera sul tema c’è stato anche un incontro aperto al pubblico alla Casa delle Donne: hanno partecipato un gruppo di insegnanti che ora stanno programmando come farsi sentire dalle autorità. «E gli altri docenti non pensino che la cosa non li riguardi, perché qui il vero problema è che la situazione solleva il problema del pericolo per tutti i cittadini sull’arbitrarietà di invalidare titoli già acquisiti – concetto ribadito da più voci nel corso della serata – e così come ora succede a noi, nessuno è al sicuro. Già la laurea in scienze della formazione primaria che fino a qualche anno fa era l’unico modo per accedere alla professione non basta più. Noi abbiamo solo seguito l’unico percorso che permetteva di accedere al lavoro di insegnante fino al 2001/2002». Il gruppo ha in programma un febbraio di fuoco: dopo il presidio, che si terrà in concomitanza anche a Rimini e a Parma, il 4 sarà a Bologna per l’assemblea nazionale e il 10 tornerà poi nel capoluogo di regione per una fiaccolata, fino allo sciopero nazionale programmato per il 23. E poi, ovviamente, le elezioni: i diplomati magistrali a rischio stanno pensando di fare visita a più partiti in città portando le loro istanze. «Attorno al problema si è creato un grande silenzio, siamo inascoltati da istituzioni nazionali ma anche locali – è stato detto alla riunione – e il governo dovrà ascoltarci». Gli insegnanti tornano in cattedra.