CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Insulti e minacce su Instagram. Trentenne finisce ai domiciliari. Poi si pente e lei ritira la denuncia

Dal tifo in comune per la Fiorentina allo stalking sui social: scatta il codice rosso e il fiorentino viene arrestato. Ora, da dieci giorni, il reato è estinto, ma la Corte ancora non si pronuncia. Il legale: "Situazione kafkiana".

La donna ha iniziato a temere sul serio per la sua incolumità e, nell’autunno 2024, ha denunciato tutto

La donna ha iniziato a temere sul serio per la sua incolumità e, nell’autunno 2024, ha denunciato tutto

Si conoscono sui social, condividono il tifo per la stessa squadra, la Fiorentina, poi, nel giro di un anno, la situazione degenera: lui, trentenne di Firenze, insiste per incontrarla, lei, quarantenne di Ravenna, non vuole. E partono insulti e minacce verso la donna. Lei lo denuncia per stalking, scatta il codice rosso e lui finisce prima in carcere e poi ai domiciliari con braccialetto elettronico, dove si trova tuttora. Dopo un percorso di riabilitazione al Cam (Centro ascolto uomini maltrattanti) di Firenze, lui si pente di tutto e lei rimette la querela. Il reato è quindi estinto, ma sono passati dieci giorni e la Corte d’appello di Bologna (è quella competente per i reati commessi a mezzo informatico) non sta decidendo sull’istanza di revoca dei domiciliari. Lui, dunque, è ancora agli arresti.

Una situazione che Mattia Alfano, avvocato dell’uomo, definisce "kafkiana. Nessuno decide, l’istanza giace dimenticata e il mio assistito resta arrestato nonostante la parte offesa abbia ritirato la denuncia. Qui il problema è che nessuno sta prendendo in esame un’istanza per una persona che ha diritto a essere libera. Devono ancora fissare l’udienza". Tutto inizia con uno scambio di messaggi su Instagram, nel 2023. I due condividono la passione per la Fiorentina e si scrivono per un po’, fino a quando la situazione cambia: per lei si tratta di un’amicizia virtuale, lui invece vuole che la loro conoscenza si trasformi in qualcosa di più e inizia a insistere per incontrarsi, conoscersi di persona. Ma lei non ha nessuna intenzione e, dopo diversi rifiuti, lui cambia completamente atteggiamento e inizia a insultarla. Le scrive brutte parole, dice che andrà a cercarla, che la troverà e cose simili.

A quel punto, la donna inizia a temere sul serio per la sua incolumità e, nell’autunno 2024, denuncia tutto. Parte la trafila giudiziaria: il gip di Bologna lo manda in carcere, poi il Riesame emiliano cambia la misura, lo scarcera mettendolo ai domiciliari con braccialetto elettronico. Arriva il processo in abbreviato e lui viene condannato in aprile a un anno e due mesi. Il giudice, però, non gli riconosce la sospensione condizionale della pena e lo mantiene ai domiciliari. L’avvocato fa ricorso in appello. E intanto, mentre il trentenne entra in un percorso psicoterapeutico e rieducativo con psicologi, criminologi ed esperti, tra terapie individuali e di gruppo al Cam, i legali delle due parti si parlano e viene raggiunto un accordo per il risarcimento dei danni. Lui dice di aver compreso la gravità delle sue azioni, si scusa e si pente di quanto ha scritto alla donna. Così, due settimane fa all’incirca, lei rimette la querela. "Sono passati dieci giorni dall’istanza di revoca, ma lui è ancora agli arresti – spiega l’avvocato Alfano –. Si parla sempre della carenza dei braccialetti elettronici e qui l’assurdità sta nel fatto che, a fronte di una persona che ha diritto di essere libera, ce n’è un’altra in carcere che aspetta di andare ai domiciliari, ma non può perché il ‘suo’ braccialetto è ‘occupato’ da un altro". Il trentenne è ai domiciliari nella casa di Firenze dove vive coi genitori, le uniche persone con cui può avere contatti senza dover essere autorizzato dal magistrato di soverglianza.