Ravenna, insulti razzisti su Facebook, l’autore del post si scusa

L’uomo si rimangia anche la storia del cellulare rubato: "Preso dallo sconforto mi sono inventato qualcosa, non penso ciò che ho scritto"

OSPEDALE L’episodio è accaduto al Santa Maria delle Croci

OSPEDALE L’episodio è accaduto al Santa Maria delle Croci

Ravenna, 20 giugno 2017 – Leoni da tastiera, o ‘webeti’ come li definisce Mentana. E lui con la tastiera, digitando frasi atroci, si era divertito. Ora, però, si mangia le dita che hanno premuto su quei tasti. Una delle tante, imbarazzanti, pagine facebook politicamente scorrette, ‘pastorizia never dies’ . Aveva incassato migliaia di ‘mi piace’, scrivendo di essere stato «trasferito allo zoo» ed essere «in camera con le scimmie», fotografandosi in ospedale a Ravenna di fianco alla moglie che stava partorendo e con sullo sfondo alcune donne di colore.

Travolto dalle polemiche, e pubblicamente attaccato dall’opinionista Selvaggia Lucarelli, ora questo neo babbo ravennate fa un passo indietro. Anzi ne fa due. Ha il buon senso (non scontato, eh) di chiedere scusa per i contenuti, ma anche per aver cercato di scagionarsi, dando la colpa a un fantomatico ladro che gli aveva sottratto il cellulare.

Tutelato dall’avvocato Massimo Martini – in ragione del fatto che le donne ritratte e l’Ausl minacciavano querele – ha scritto una lettera. «Mi vergogno», scrive. Poi subito un distinguo: «C’è da analizzare il contesto in cui ho scritto quella porcheria», vale a dire «un gruppo chiuso che appartiene a una categoria di infido e nefasto black humor, a tratti ripugnante» in cui sono riportati «commenti che sono quanto di più discutibile sul piano umano si possa immaginare» e dove quotidianamente si consuma «una gara tra ignoranti al cattivo gusto a 360 gradi».

Distingue, ma non più di tanto: «Questo non rende la cosa meno infantile e deplorevole». E aggiunge: «Non credo a nessuna di quelle parole che ho scritto, se così fosse vorrebbe dire che sarei disposto a lanciare mio figlio dal quarto piano... Amo profondamente il mio cucciolo e mia moglie, così come non odio nessuna persona di etnia diversa».

Poi ecco una verità, invero comune a migliaia di persone: «Forse ho una maniera troppo irruenta di scrivere, senza pormi troppi problemi sulle conseguenze. Chi mi conosce sa come sono nella quotidianità e ritengo corretto quanto dichiarato dall’Ausl, ossia che ‘l’ospedale è di tutti’. Se fossi razzista avrei chiesto di farmi cambiar camera (e allora altroché post della Lucarelli...; ndr)».

E precisa di aver lavorato negli anni con uomini e donne straniere, di averne aiutata una, vittima di un furto, e di aver trascorso «tempo piacevole in compagnia di albanesi e rumeni», ma anche di «napoletani, siciliani e sardi»: lo dice in buona fede, ma qui la toppa pare quasi peggio del buco.

Sulla bugia del cellulare sottratto, fa capire che tanta era la tensione, prima per la nascita del figlio poi per via del putiferio scatenato che, dopo avere blindato il suo profilo Facebook «in quanto oltre a me avevano iniziato ad insultare mia moglie e altri parenti», «preso dallo sconforto ho fatto la cosa più semplice e infantile: inventarmi qualcosa».

Da ultimo dice che vorrebbe chiedere scusa personalmente all’altra signora della camera: «All’inizio mi è mancato il coraggio, ora vorrei che si facesse viva, magari contattando il mio avvocato, perché a mente fresca penso sia giusto che mi assuma le mie responsabilità».