E’ in corso a Ravenna la battaglia dei pini. "Una vicenda singolare: non è necessario possedere una particolare cultura ambientale e storica per parteggiare, da ravennate, per la flora pinetata", argomenta Beppe Rossi, Console del Touring Club Italiano. "A Roma, in preparazione del Giubileo, il sindaco Gualtieri ha deliberato la ripiantumazione di viali di pini in tutta la città; il Comune di Cervia sostituisce tempestivamente ogni pianta, senza lasciare mai spazi vuoti nelle strade. Passeggiando per Ravenna, in ogni dove, non si poteva non “inciampare” in un pino, ma, solo da oggi, si è scoperto che questo è un problema. Un problema non tanto di emergenti radici arbore, ma di consapevolezza civica. Del resto, da almeno cinquecento anni, esso è “solo” il simbolo identitario del Comune, pure ricamato nel suo gonfalone e da millenni i pini costituiscono la fauna prevalente di tutto il territorio".
L’Amministrazione comunale "promette, ciò che già sta avvenendo, il progressivo abbattimento dei pini persino lungo la via Maggiore, che si apre con la porta Adriana, che ha scolpito alla sommità proprio un pino: l’ingresso di benvenuto alla Città, priva di un viale pinetato, sarebbe ben poca cosa, anzi squallido! Facile nascondersi dietro i pini per giustificare la pessima condizione delle nostre strade e dei marciapiedi dissestati; ci sono certamente molte radici fuoriuscite dagli asfalti, che in passato sono state rimosse nei modi dovuti; il problema è dato invece dalle assenti manutenzioni stradali. Ravenna, la Città del pino, già da prima che arrivassero i Romani i quali ne intensificarono le piantagioni per rifornire i cantieri navali del porto di Classe. E “La divina foresta spessa e viva”, celebrata da Dante Alighieri nella Divina Commedia come pure da Lord Byron e da tanti intellettuali, non è altro che la nostra pineta".
"Se così dovessero andare le cose il panorama del nostro territorio sarebbe destinato a cambiare radicalmente e il pino e la pigna li vedremmo solo sui marmi del Palazzo municipale e dell’edicola della fontana a ridosso di Palazzo merlato, sul sepolcro di Dante Alighieri e sul Mausoleo di Galla Placidia, sulla colonna del piazzale della Basilica di Sant’Apollinare e sulle lapidi funebri dei Classiari. Eppure il Comune dedicò pure un bel convegno storico, promosso dalla Biblioteca Classense, sulla “Pigna”, seguito da una pubblicazione che celebra la storia del Gonfalone e l’iconografia ravennate del pino e della pigna. Ricordo che la prima Legge ambientalista italiana fu promulgata esattamente un secolo fa: il Ministro dell’Agricoltura, il ravennate Luigi Rava, fece erigere, in ragione della storia che portavano, le pinete ravennati monumento nazionale, quando, prima di allora “monumento” da salvaguardare era considerato solo un bene architettonico o archeologico. Ricordo che, cinquant’anni or sono, il Ministro dell’Agricoltura Amintore Fanfani, contestualmente al piano casa per la ricostruzione, fece finanziare anche una Legge per Ravenna, che consentì di piantumare migliaia di pini distrutti sul nostro territorio dai disastrosi eventi bellici. I nostri Amministratori comunali siano degni di tanta storia".