"La frode c’è", ma querela ritirata Archiviata la truffa sui rimborsi

A cinque figure apicali dell’associazione sindacale piccoli proprietari immobiliari (Asppi) veniva contestato un danno di oltre 20mila euro. La riforma Cartabia, retroattiva, ha però fatto cadere tutto

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La truffa c’è, dice il giudice. E rientra “a pieno titolo nel paradigma della frode continuata” in quello che uno degli stessi indagati aveva definito “solito giochino” legato alla richiesta rimborsi. Non solo: si potrebbe contestare pure l’aggravante del danno ingente quantificato in più di 20 mila euro. Il che a gonfie vele spingerebbe in avanti d’ufficio questa singolare vicenda giudiziaria fino alle aule di giustizia. A ‘salvare’ i diretti interessati – al tempo dei fatti contestati alcune figure apicali dell’Asppi di Ravenna, l’associazione sindacale dei piccoli proprietari immobiliari - è però la riforma Cartabia che entrerà in vigore il 30 dicembre ma con effetto retroattivo. E che, tra le altre cose, prevede che, a differenza di quanto accade oggi, pure i casi di truffa aggravata e continuata siano “perseguibili a querela”.

Rovescio della medaglia: una querela si può ritirare, esattamente come accaduto qui da parte di uno dei sette indagati iniziali per il quale l’archiviazione è invece già arrivata (e nel merito, così come per un dipendente) per “infondatezza della notizia di reato” perché i rimborsi erano “giustificati da effettive spese sostenute”. Per gli altri cinque – compreso per chi ha prodotto documenti per sostenere la sua effettiva presenza a trasferte rimborsate -, il gip Janos Barlotti ha ora disposto l’archiviazione rilevando come l’entrata in vigore del decreto Cartabia “rende impraticabile l’opzione dell’imputazione coatta” la quale, in caso contrario, sarebbe “destinata a sfociare in un’estinzione del reato”.

Le verifiche della guardia di Finanza, coordinate dal pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, erano scattate a ottobre 2019 dalla denuncia presentata da una ex dirigente “dopo le sue ripetute richieste di chiarimenti sulla contabilità”, ha puntualizzato il gip. La situazione all’interno dell’associazione si era evidentemente surriscaldata tra “offese, ostruzionismo e – si legge nell’ordinanza - il divieto alle dipendenti di avere rapporti” con chi aveva presentato la querela. A uno degli indagati era stata attribuita una felpata minaccia di questo tenore: “Parlerai direttamente con il mio avvocato, vedrai cosa farò uscire sui giornali… ne vedrai anche tu, ti denuncio”.

Di fatto a fine 2020 ai sette indagati era stato notificato un avviso di conclusione inchiesta per truffa continuata legata ai rimborsi richiesti tra il 2018 e il 2019 su trasferte con relative spese di vitto e alloggio. Ma anche ricariche del cellulare oltre a materiale di varia natura tra cui pure l’acquisto di parafarmaci. Tra i beni a rimborso finiti nel mirino degli inquirenti, figuravano anche una bici elettrica, un tablet con tanto di selfie stick, un particolare software e un mini-compressore. Secondo il giudice, dalle registrazioni di alcune riunioni avvenute nella sede ravennate dell’Asppi, è in effetti emerso che “gli indagati ammettevano che non tutte le spese sostenute e rimborsate erano legate al regolare svolgimento del mandato”. Il 17 luglio 2019 uno ad esempio aveva sintetizzato che “scontrini, ricevute e fatture erano relative ad attività estranee all’associazione o a convegni Asppi non avvenuti in quelle date”. Un altro aveva dichiarato che il “meccanismo era organizzato”. Un terzo, “in tono scherzoso”, parlando dei rimborsi dei buoni pasto, aveva esclamato che “forse questa qui è l’unica cosa di regolare che c’è”. Il 22 luglio successivo, discutendo su una trasferta a Modena da 174 euro, alla fine uno dei presenti aveva “commentato divertito: ‘ah! Il famoso giochino’”.

La sintesi per la redazione del bilancio era arrivata per bocca di una figura apicale: “Non posso scrivere nella relazione che ho visto che i rimborsi spese sono gestiti in modo non regolare e che uno è andato là per un viaggio per i cazzi suoi, come faccio a scriverlo?!”. Ultimo sussulto investigativo quando a febbraio 2020, in concomitanza con le indagini delle Fiamme Gialle, era stato segnalato “un continuo via vai di indagati nelle cantine, dove si trovava la documentazione contabile, tanto che venivano portati via scatoloni in orari non lavorativi”. In definitiva per il gip si era di fronte a “un sistema collaudato” nel quale alcuni dei “principali esponenti dell’Asppi” chiedevano “il rimborso di spese personali giustificandole come per conto dell’associazione”. La ragione per la quale si archivia lo stesso, la conoscete di già.

Andrea Colombari