La leggenda del Passatore, 170 anni dopo

Ricorre oggi l’anniversario dalla scomparsa di Stefano Pelloni, ucciso il 23 marzo del 1851 a Russi dalla gendarmeria pontificia

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di Franco Gàbici

Da bambino il mitico “Passatore”, incredibile a dirsi, era stato iscritto a una scuola privata di Cotignola, primo passo per diventare sacerdote. Vi immaginate uno Stefano Pelloni (questo era il vero nome del “Passatore”) con la tonaca? Certo che no. E infatti il vispo ragazzino, che dava una mano al padre “traghettatore” del fiume Lamone (da qui il soprannome “Passatore”), ben presto prese un’altra altra strada e all’aspersorio preferì lo schioppo. C’è da pensare anche che scappasse via dalla scuola senza avere imparato granché, tant’è che, come tutti gli analfabeti, era solito firmare con una “croce”. E se oggi ricordiamo il “Passatore” il motivo ci viene offerto dal calendario perché centosettant’anni fa, domenica 23 marzo 1851, il “Passatore” veniva ucciso nei pressi di Russi dalla gendarmeria pontificia che era riuscito a scovarlo grazie al tradimento di uno della sua banda.

Ultimo di dieci figli, il “Passatore” era nato a Boncellino nell’agosto del 1824 e poco più di un mese prima della sua uccisione aveva compiuto la famosa impresa di Forlimpopoli che gli valse la poesia giocosa di Arnaldo Fusinato “Il Passatore a Forlimpopoli”. Ma la consacrazione del brigante si trova nella “Romagna” di Giovanni Pascoli, che lo definì “cortese” sotto l’effetto di una “vox populi” che lo descriveva come un Robin Hood nostrano mentre invece aveva tutte carte in regola del brigante.

Pagine memorabili sul “Passatore” scrissero Francesco Serantini e Massimo Dursi, ma non bisogna dimenticare nemmeno Plinio Farini, il futurista Bruno Corra (che gli dedicò il romanzo “Il Passatore”) e Leonida Costa che con il suo “Il rovescio della medaglia” lo fece scendere dal piedestallo dove era stato un po’ frettolosamente collocato. Giulio Andreotti nel suo romanzo “Ore 13: il ministro deve morire” intitola il capitolo XIV “Un Giuda per il Passatore” e la cosa non sfuggì all’acume di Domenico Berardi che scrisse una gustosa chiosa sul “Bollettino della Camera di commercio”.

La vicenda del “Passatore” finì anche sugli schermi e qui mi piace ricordare lo sceneggiato in due puntate di Piero Nelli che andò in onda su Rai 2 alla fine del 1977 con una magistrale interpretazione di Luisa Fiorentini, collaboratrice del Centro relazioni culturali di Walter Della Monica. Senza dire nemmeno una parola Luisa interpretò la madre del Passatore di fronte al corpo esanime del figlio con una intensità drammatica degna delle grandi attrici.

Quella del “Passatore” fu una vita spericolata ma anche triste, come la definì Raoul Casadei che dedicò proprio al brigante la “ballata” che inizia così: "Questa è la triste storia di Stefano Pelloni…".

Una storia che si chiuse con la morte del 23 marzo 1851 e quindi definitivamente nella notte fra il 26 e il 27 marzo quando Stefano Pelloni, detto il Passatore appunto, di anni 27, venne sepolto nella Certosa di Bologna.