La leggenda di Raoul, il re del liscio

Paolo

Casadio *

Liscio, piadina e sangiovese. Se esiste una trinità romagnola (ed esiste) è questa. Se esiste un’identità romagnola, questi ne sono i capisaldi. L’origine della piadina e del sangiovese si perde nella notte dei tempi, il liscio invece nasce con Carlo Brighi, detto Zaclén (anatroccolo) all’inizio del ‘900, quando nella riviera romagnola sono di gran voga i balli popolari statunitensi come il boston, il foxtrot o il one-step. Nel ‘24 Brighi inserì nella propria orchestra un giovane secondo violino di nome Secondo Casadei. Che, nello stesso anno, formò un gruppo che comprendeva uno strumento insolito e tipicamente jazz - la batteria – e iniziò a comporsi le musiche.

È l’inizio della leggenda dei Casadei, che più romagnola non si può. Formazione orchestrale richiestissima, impeccabile nelle divise – Secondo era figlio di sarti – negli anni ’50 scrive quello che è il suo più grande successo: Romagna mia. E nello stesso periodo il nipote Raoul, maestro con la vocazione della musica, entra a far parte dell’orchestra e ben presto gli si affianca nella produzione di nuovi testi. Nel ‘71, quando scompare lo zio, Raoul ne raccoglie il testimone. Un testimone pesante, difficile, da sfida. Niente sprona un romagnolo come le sfide, e le intuizioni musicali del giovane Raoul sono vincenti. Sono gli anni del cosiddetto boom del liscio, e i pezzi brillanti e veloci del rinnovato repertorio si affermano quali successi internazionali. È la “musica solare”, felice sintesi – quasi un claim pubblicitario - di una terra che s’affaccia sul mare e ricca di spiagge: e infatti nasce uno dei cavalli di battaglia di Casadei, quel “Ciao mare” che qui veniva cantato persino come ninna-nanna ai bambini. Alla volontà di Raoul si deve la costruzione della Ca’ del liscio, lo sviluppo in versione discoteca dell’antica balera inventata da Brighi.

Raoul Casadei è stato custode ed erede di tradizioni musicali che ha saputo innovare e tenere al passo dei tempi, restando però fedele ai valori della propria terra: l’amicizia, la famiglia, l’amore. Oggi è tornato in formazione con lo zio Secondo ed eccoli a suonare insieme Romagna Mia. Taca, Zaclén!

* scrittore