La mamma di Greta: "Un passo fondamentale"

Cinzia Messina ha fondato un’associazione che supporta i ragazzi transgender "Troppi lasciano gli studi per la depressione del non sentirsi riconosciuti"

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La battaglia interiore non c’è mai stata: Greta, che oggi ha 16 anni, ha sempre saputo di essere una ragazza. Lo sapeva anche quando i documenti e il mondo attorno a lei dicevano tutt’altro. La sua storia è diventata celebre: col supporto della sua famiglia è riuscita a far riconoscere la propria identità, e dallo scorso autunno – dopo una lotta di quasi due anni e una sentenza – il suo nome d’elezione è anche sulla sua carta d’identità. Oggi Greta frequenta il liceo artistico e sua madre, Cinzia Messina, ha fondato l’associazione ’Affetti oltre il genere’ con cui supporta i ragazzi transgender e i loro genitori.

Messina, sua figlia ora è Greta per tutti, anche per lo Stato. Ma sente che questa della ’carriera alias’ è comunque una sua battaglia?

"Eccome. Anche pochi giorni fa un genitore mi ha chiesto come fare. Come associazione abbiamo tentato, con delle linee guida, di chiedere ai vari istituti di inserire nel regolamento interno la possibilità di ottenere la carriera alias. Chi non ha figli trans non si rende conto dell’importanza di questo aspetto, ma è fondamentale per poter proseguire con gli studi e realizzare la propria vita".

Sembra che l’artistico abbia risposto

"È una notizia meravigliosa. È un grandissimo obiettivo e mi complimento col preside Gianluca Dradi. Spero che anche altri istituti scolastici seguiranno l’esempio".

Con l’associazione vede molti casi di ragazzi che chiedono di essere chiamati col nome d’elezione?

"Diversi genitori ci hanno chiesto aiuto. Non c’è una norma che legittima questo aspetto, quindi il consiglio che abbiamo sempre dato è di chiedere gentilmente al preside di cambiare il nome sul registro, facendo capire l’importanza di questo aspetto. Ci sono veramente tanti abbandoni".

Ragazzi che lasciano la scuola?

"Sì certo: per la paura e la depressione che derivano dal non sentirsi riconosciuti per quello che si è. Chiamare questi ragazzi col nome dell’anagrafe per loro è come sentirsi dire ’non credo che tu sia di quel genere lì’. Riconoscere la possibilità della carriera alias è un’apertura e un inizio, una partenza per intraprendere finalmente la vita con la propria identità".

È stata dura per Greta?

"Sì. Ci abbiamo messo più di due anni per avere il cambio anagrafico, e soprattutto alle medie ottenere la carriera alias non è stato facile. Al liceo è stato più semplice, ma è servito un giudice per dire che Greta avrebbe dovuto essere chiamata col suo nome. Greta è stata una privilegiata alle superiori, non tutti riescono a essere chiamati col loro nome. È un diritto e una cosa che non fa male a nessuno".

Greta ha sempre saputo di essere Greta

"Sì e lo è sempre stata per noi. Ora ha la possibilità di intraprendere qualsiasi percorso della vita perché è riconosciuta per quello che è: non deve fare sempre coming out, non deve dare spiegazioni".

È capitato che Greta si trovasse in difficoltà a scuola a causa della mancata accettazione della sua identità?

"Alle superiori no, alle medie e alle elementari sempre. La cosa partiva spesso dai docenti, non c’era molta informazione. Negli ultimi due anni invece questa realtà è emersa molto, e già ha fatto la differenza. Anche solo 3 o 4 anni fa c’era molta solitudine".

E i genitori?

"Ci contattano, non hanno paura. E questo incoraggia i ragazzi a vivere la propria vita".

sa.ser