La pace parte dai giovani All’Alighieri ’Acarnesi’

Questa sera alle 21 lo spettacolo del regista ravennate Marco Martinelli "I ragazzi oggi non si capacitano del perché spendere soldi per le armi".

La pace parte dai giovani  All’Alighieri ’Acarnesi’

La pace parte dai giovani All’Alighieri ’Acarnesi’

"Se non creiamo punti e legami tra la tradizione e i viventi, il teatro stesso manca di significato, diventa retorica, un orpello vago". Con queste parole, il regista e drammaturgo ravennate Marco Martinelli, fondatore insieme a Ermanna Montanari del Teatro delle Albe, spiega il senso profondo del teatro e l’importanza di continuare a ispirarsi ai classici per capire il presente. Dopo il bel successo di ‘Uccelli’ nel 2022, quest’anno ‘rimette in vita’ un capolavoro di Aristofane, ‘Acarnesi’ che per l’occasione diventa ‘Stop the war!’, un inno scenico per la pace, in cui chiaro è il riferimento alla guerra di ieri in Peloponneso tra Ateniesi e Spartani e a quella di oggi in Ucraina fra Russi e Ucraini. Lo spettacolo va in scena stasera alle 21 al teatro Alighieri.

Martinelli, la nuova produzione è frutto del dialogo tra Ravenna Festival, parco Archeologico di Pompe e Ravenna TeatroTeatro delle Albe. Com’è andato il debutto al teatro Grande di Pompei, lo scorso 27 e 28 maggio?

"Magnificamente. Sono state due serate in cui il teatro era stracolmo, con 1.500 persone. Sono arrivati tanti appassionati, critici e studiosi da tutta Italia, ma a colpirci è stata la presenza di un pubblico non abituato a un certo tipo di teatro che ci ha regalato applausi inaspettati".

Fra l’altro, lei era là nei giorni più duri dell’alluvione in Romagna…

"Sì, e non è stato facile… Ma i ragazzi mi chiedevano ogni giorno come stava andando, se potevano fare qualcosa, dimostrando grande vicinanza. E ora è bello che possano arrivare a Ravenna e scoprirla un po’".

Gli adolescenti di Pompei, Torre del Greco e Castellamare di Stabia saranno veri e propri ambasciatori di pace, perché come fa capire Aristofane "Servire la patria, è cercare la pace"…

"Sì. C’è una grande comunanza con ciò di cui parlava il commediografo greco, ormai più 2.500 anni fa, con la sua lingua ancora tagliente e appuntita. I ragazzi hanno un atteggiamento radicale, non si capacitano del perché ancora oggi ci si debba preoccupare di spendere soldi per le armi, non comprendono il delirio della violenza".

Quali saranno le differenze tra la messa in scena a Pompei e quella ravennate?

"A Pompei avevamo una scena enorme in cui muoverci, all’Alighieri – per quanto grande – è stato necessario trovare le soluzioni giuste per le riprese. I ragazzi saranno sempre un’ottantina, però a Ravenna sostituiremo una decina di bambini di Napoli, i più piccoli, con coetanei che l’anno scorso hanno lavorato al ‘paradiso’ con Laura Redaelli. Sarà un bel meticciato, un invito a stare insieme, perché la prima vera pace è quella con chi ci è vicino".

Un’altra novità importante, riguarda la musica.

"Rispetto a ‘Uccelli’, avremo un nuovo inserimento, quello di Vincenzo Core con la sua chitarra elettrica, che si affiancherà così ad Ambrogio Sparagna, con i suoi strumenti musicali della tradizione, con particolare attenzione al repertorio di canti e balli. Sarà un bel mix".

Roberta Bezzi