La perizia del medico legale "Subito il 90% probabilità di salvarsi"

Le conclusioni dell’esperto in aula. Uno dei difensori: "Nessun dolo"

La perizia del medico legale  "Subito il 90% probabilità di salvarsi"

La perizia del medico legale "Subito il 90% probabilità di salvarsi"

La dose mortale di metadone era stata assunta verso le 22. Il decesso era arrivato tra le 12.45 e le 14.45 del giorno dopo. E anche se in termini scientifici non è possibile dire esattamente fino a che ora il 19enne si sarebbe potuto salvare, un soccorso ospedaliero in quell’intervallo di tempo "avrebbe avuto elevatissima probabilità di riuscita, pari quasi alla certezza nel periodo immediatamente successivo all’assunzione". Sono le conclusioni del medico legale Alberto Furlanetto incaricato dalla Corte bolognese per fare luce su ogni aspetto indicato dalla Cassazione. In particolare l’esperto ha vagliato la possibilità che le 3.47, come aveva indicato la prima corte d’appello, potesse davvero rappresentare un orario limite oltre il quale la sorte del ragazzo era segnata.

"Non è un caso di gasping o respiro agonico – ha precisato il perito – tanto più che la respirazione descritta successivamente è diversa". Quel respiro, documentato da una registrazione realizzata da un barista preoccupato per le condizioni del 19enne, "è una dispnea" ovvero "una condizione grave ma reversibile" mentre "il gasping non lo è se non viene meno la causa che lo ha determinato". In generale con "l’intossicazione di metadone è difficile morire": soprattutto grazie al farmaco antidoto, "la probabilità di salvezza all’inizio è del 90-95%". Nel caso del 19enne, giovane e senza patologie pregresse, "la polmonite da rigurgito aveva rappresentato ulteriore complicazione". In seguito a domanda dell’accusa, l’esperto ha citato uno studio americano "sull’atteggiamento di coloro che non soccorrono una persona in overdose: è comune l’attesa nella convinzione che si riprenderà sulla base di esperienza, anche personale, perché morire per il metadone non è frequente".

Un tema ripreso pure dall’avvocato Nicola Laghi nella sua arringa: "In quanto al contestato dolo, mi prende ricordare lo studio americano citato dallo stesso perito: nella maggioranza dei casi, le persone che si trovano assieme a chi viene colto da overdose, pensano che la situazione si risolverà da sé. E lo pensano avendo già avuto esperienze analoghe anche sulla loro pelle". In quanto ai suoi due assistiti ha precisato: "Non sappiamo se, anche telefonando al 118, avrebbero potuto cambiare la situazione. Si è parlato di posizione di garanzia che però nel nostro caso non è ravvisabile".