"La polemica di ‘Bella Ciao’? Sì al dialogo coi genitori"

La dirigente Marisa Tronconi va in pensione e racconta i suoi ventisei anni all’istituto comprensivo San Rocco di Faenza

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Dopo ventisei anni di servizio al San Rocco, va in pensione la preside Marisa Tronconi. L’ultima campanella suonerà idealmente il prossimo 31 agosto quando, dato il raggiungimento dei requisiti, lascerà definitivamente l’incarico. E non sarà l’unica. In provincia di Ravenna infatti sono cinque i dirigenti scolastici prossimi al pensionamento. Si tratta di Valeria Di Pietro, dirigente dell’istituto comprensivo di Brisighella, Iole Matassoni dell’Alberghiero di Riolo Terme, Bruna Baldassarri dell’istituto comprensivo Ricci Muratori di Ravenna, Angela Graziani dell’istituto comprensivo San Biagio nel Ravennate e appunto Marisa Tronconi che per 26 anni ha diretto il comprensivo San Rocco di Faenza.

"Piangeremo quando se ne andrà" confida Elisabetta, docente e vicaria della scuola. Nell’ufficio di presidenza del San Rocco, che si trova dentro al plesso ‘Martiri di Cefalonia’, la scrivania della dirigente si presenta interamente coperta da innumerevoli fogli fascicolati. Il computer è in un altro appoggio. All’interno dell’ufficio spiccano la bandiera tricolore e quella europea, elementi che insieme alla foto del presidente della Repubblica riportano immediatamente alle responsabilità dell’incarico. Appesi sulla porta all’interno della stanza, ci sono vari articoli del Carlino pubblicati nell’ambito del progetto ‘Cronisti in classe’, fuori invece, sotto la targa ‘Direzione’ c’è un foglio a righe decoratissimo con un invito a una recita di Natale rivolto alla dirigente: "Cara Marisa".

Tronconi, il suo percorso è iniziato nel 1988 a Galtellì, tremila abitanti in provincia di Nuoro...

"Sono entrata come direttrice didattica perché prima dell’autonomia non esistevano gli istituti comprensivi ed era differente il ruolo di dirigente. Per dare l’idea nell’ufficio di presidenza della scuola primaria di titolarità, il telefono era solo nel corridoio ed era solo a gettoni".

Dopo l’esperienza sarda, si è spostata in provincia di Ferrara, a Copparo e Consandolo...

"Una volta i presidi giravano molto".

Infine a Russi nel 1992 e dal 1996 al San Rocco dove tanti ragazzi ogni anno l’hanno avuta come dirigente. L’istituto oggi conta oltre mille studenti, 48 classi e diverse sedi tra città e campagna lungo la via Ravegnana: Stella Polare (infanzia), Martiri di Cefalonia e De Amicis (primarie), Bendandi e Granarolo (medie).

"San Rocco è una scuola dalla forte identità. Dopo il cavalcavia si dice che ci sia un’altra Faenza. Questa è una zona un po’ meticcia e corrisponde al nostro modo di essere perché mettiamo insieme tante realtà. Anche per questo qui abbiamo sempre avuto comitati di genitori attivissimi, esperienze di appartenenza al territorio e la collaborazione con gli enti locali che danno forza alla scuola. Inoltre abbiamo tante aree verdi intorno agli istituti".

È difficile dirigere una scuola tanto grande?

"L’autonomia ha reso più preziosa l’esperienza della squadra dirigente. Con i docenti, il Dsga (Direttore dei servizi generali e amministrativi, ndr) e i vicari per esempio è importante fare gruppo, e avere una forte idealità. Noi qui abbiamo partecipato a tutti i Pon (Programma operativi nazionali, ndr), e abbiamo cercato di essere coerenti con una filosofia di fondo nell’interesse dei bambini".

Ad esempio?

"Un insegnante di sostegno ha un’abilitazione e una specializzazione in arte. Tutti gli insegnanti hanno specializzazioni e attitudini. Bisogna valorizzarli per rafforzare la dimensione attiva dello stare a scuola. Io a questo credo molto perché la scuola dovrebbe avere la capacità di trasformare la mentalità".

Parla in prima persona plurale: siamo, abbiamo, facciamo. Dovesse descrivere l’istituto a chi verrà dopo di lei?

"Abbiamo insegnanti con molte idee. Qui si sono svolti laboratori di intercultura, sull’inclusione, progetti sulla Lis, e corsi di formazione sulla dimensione artistica e poetica. Poi i sentieri della memoria, e la scuola nei parchi. Insomma una scuola con percorsi in cui camminando si creano legami".

Come giudica il rapporto genitori-docenti oggi, anche rispetto ai suoi inizi?

"La scuola è cambiata moltissimo, è innegabile. Negli ultimi anni c’è stata una forma di esasperazione quindi meno tolleranza da parte dei genitori rispetto ai gesti della scuola. Visioni diverse sul proprio bambino sono difficili da accettare. Però io credo sia possibile creare un’alleanza tra docenti e genitori. E credo che sia altrettanto importante ripristinare il discorso delle regole. Altro elemento che è intervenuto è la dimensione tecnologica, spesso i bambini sono lasciati soli nell’utilizzo dell’online"

E poi c’è il bullismo.

"Che non sono solo gesti ma anche esclusione dai gruppi. Queste situazioni si sono acuite con la pandemia".

Come trova oggi gli alunni e che differenze rispetto a trent’anni fa?

"Gli alunni di queste età hanno un universo simbolico e un immaginario diverso rispetto a tanti anni fa. Sicuramente ha influito l’introduzione delle tecnologie. Il lockdown inoltre ha lasciato inevitabilmente delle tracce. L’insegnante deve mettersi in dimensione di ascolto indirizzando gli alunni con forme di attivismo e ottimismo. La realtà degli adolescenti è molto più complessa rispetto a una volta: richiede un impegno più importante e forme di ascolto e innovazione differenti".

Avrebbe fatto a meno della polemica di qualche mese fa sul compito di ‘Bella Ciao’?

"Come dicevo, credo nel dialogo tra docenti e genitori"

Come lascia l’istituto?

"Una bella scuola in cui c’è spirito di squadra. Lascio una mentalità aperta e uno stile dinamico. Direi una scuola ordinata e che funziona bene"

Ci sono rischi in vista del calo demografico?

"Forse bisognerà fare classi meno numerose ma la salvaguardia dei plessi credo sarà comunque garantita"

C’è qualcuno che vuole ringraziare prima di congedarsi?

"Ringrazio tutti gli insegnanti che lavorano con profondità con gli studenti, e coloro che, con energia, hanno assunto responsabilità collegiali, a servizio della comunità professionale e per la qualità degli apprendimenti. Cito solo i docenti vicari Nevio Bosi ‘L’uomo dei Pon’, Rita Garavini, Elisabetta Ravetta e Maria Teresa Grilli. Inoltre le direttrici amministrative Armanda Stracciari, Perla Becherini e Claudia Chiarini perché come dicevo nella scuola dell’autonomia, la dimensione amministrativa è molto importante per la valenza finanziaria, organizzativa e progettuale".

Ora sono in corso gli esami e lei continua a vivere la scuola. Le mancherà? Qualche programma per il futuro?

"L’immagine conclusiva che mi piace è quella di Rossella Ohara. Non ho progetti particolari, domani è un altro giorno".

Damiano Ventura