
"Ha presente 9mila campi da calcio? Questo valgono gli oltre 6mila ettari di campi delle coop che sono finiti sott’acqua, anche per aver accettato di tagliare gli argini dei canali. Le nostre cooperative sono orgogliose di quello che hanno fatto ma adesso, sia per quei danni sia per gli allagamenti subiti, servono risposte immediate".
Paolo Lucchi presidente di Legacoop Romagna che ha avviato la manifestazione di ieri in via degli Zingari, chiede "dignità" al Governo "rispetto a comportamenti che sono nel Dna delle cooperative, perché i campi valgono meno delle persone ma qualcosa valgono, anche perché sono il frutto del lavoro di tanti uomini e donne che si attaccavano le carriole di terra alla schiena per bonificarli". E per dare forza alla sua richiesta risponde ‘no’ alla richiesta di un cooperatore di sventolare una bandiera del Pd.
La politica resta fuori dal gioco e a sventolare sono solo le bandiere di Legacoop e le decine di cartelli che chiedono serietà al governo e il mantenimento delle promesse.
Presidente Lucchi, c’è molta amarezza. Passano i giorni e di soldi non se ne vedono. Le imprese sono a rischio?
"Certo che lo sono. Le varie coop di braccianti sono sempre state vicine al territorio e quando le autorità hanno chiesto sacrifici non hanno esitato un attimo. Ora sono in gravi difficoltà economiche. Solo dalle rotture degli argini abbiamo avuto 8 milioni di danni e complessivamente, considerando anche i terreni alluvionati, siamo a 30 milioni. Adesso la struttura commissariale lavora ad un progetto in cui si prevedono 40mila euro per azienda, grande o piccola che sia. Ma che senso ha? Alcune imprese sarebbero completamente indennizzate e ad altre arriverebbero meno delle briciole".
Mancano i soldi?
" Parrebbe proprio di sì. Comuni e consorzi di bonifica hanno avuto qualcosa a fronte dei lavori di somma urgenza ma alle imprese sono arrivati solo i fondi delle Regioni e dei Comuni. Che fanno la lor parte ma non possono certo coprire i danni del disastro".
Le coop ce la fanno?
"Devono andare in banca e sperare nei finanziamenti. Perché non solo non hanno raccolto quasi nulla ma hanno speso per seminare o trapiantare e poi irrigare e gestire i terreni. Che non hanno reso niente e in tanti casi vanno a loro volta bonificati. Si devono pagare i fornitori e i dipendenti. Chi può accede al sistema bancario ma in tanti casi più che andare in banca si chiude. E si mette a rischio un tessuto produttivo che il Governo definiva centrale per l’Italia".
Quando giravano gli elicotteri con i ministri…
"Sì. All’inizio ci fu grande attenzione. Poi questi sono i fatti. Parole tante, rimborsi a zero".
Chi sono oggi le coop braccianti?
"Sono 7 imprese che conducono 12.000 ettari di terreno in proprietà indivisibile, attraverso il lavoro di 618 persone di cui 373 socie. I terreni, destinati a produzioni biologiche per il 20% del totale, sono impegnati per colture erbacee, arboree, zootecniche, ripristini ambientali, due agriturismo e produzione di energia rinnovabile (5 biodigestori). La produzione di esercizio è stata di 45,2 milioni nel 2021 e sono un pilastro della filiera agroalimentare romagnola conferendo alla stessa l’80% dei prodotti.
g.c