Pronta è arrivata la replica dell’associazione dei Piccoli Proprietari: "Alti costi degli affitti per colpa dei proprietari di immobili? Non ci risulta – dichiara il presidente Roberto Scaini – . Sarà perché la quasi totalità dei canoni redatti e registrati dall’associazione è formata dai 3+2, cioè da contratti stipulati per 5 anni in base agli accordi territoriali tra associazioni della proprietà e associazioni dell’inquilinato che prevedono parametri ben stabiliti, fermi dal 2019 nei comuni della provincia di Ravenna".
Scaini però ammette che il problema c’è: "Siamo ben consci delle difficoltà nel reperire alloggi, anche a fronte di una crescente richiesta, frutto dell’incrocio di diverse esigenze che vedono la crescita della popolazione studentesca universitaria dei fuorisede, alloggi per alluvionati, alloggi messi a disposizione per affitti brevi o brevissimi e così via. In questa situazione c’è una politica che si occupa della casa solo per drenare risorse: l’ultima “spallata” è quella della crescita della cedolare secca al 26% per gli affitti brevi. Invece, per alleviare la situazione, l’attenzione dei politici e degli amministratori dovrebbe andare nella direzione di assicurare il reddito da locazione, eliminando il rischio morosità di ogni tipo di contratto, ma anche di pretendere il giusto pagamento delle imposte impegnandosi contro l’affitto in nero".
Per l’associazione dei Piccoli Proprietari andrebbe rimesso in circolazione il patrimonio pubblico di alloggi popolari dell’edilizia residenziale pubblica. "È chiaro – conclude Scaini – che andrebbero messi a supporto dei privati che si vogliono impegnare diversi soggetti: i comuni, altri enti possessori di immobili da ristrutturare e istituti di credito, che pur rimangono, in fondo in fondo, enti sociali".