
Ex Psi e poi Ds, per 39 anni dipendente del municipio, si presenta con Ravenna al Centro. Si propone di dare voce alle associazioni ma anche di lavorare contro l’isolamento della città.
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Ravenna al Centro è stata la sorpresa delle ultime ore di campagna elettorale: una lista apparentemente partorita dal nulla, poi dimostratasi una sorta di piccolo big bang scaturito da una significativa concentrazione di materia. Maurizio Miserocchi, un passato nel Psi e poi nei Ds, per 39 anni dipendente comunale, è l’uomo che volti apicali di mondi quali Endas e Rinascita hanno invocato per portare in consiglio comunale le ragioni delle realtà sportive ravennati.
Maurizio Miserocchi, molti vi chiamano ancora ‘la lista della piscina’: eppure c’è dell’altro, non è così?
"Parlare di ‘lista della piscina’ sarebbe limitativo: c’è una ragione valida che ci muove, persone stimate che mi hanno convinto a sposare la loro causa. L’essere stati una sorpresa delle ultime ore non significa che non abbiamo le idee chiare, è per questo abbiamo deciso di accettare questa sfida: l’obiettivo è quello di eleggere un consigliere comunale, è bene essere realisti con i cittadini. Ad ogni modo è tutto vero: è stata la gestione della piscina l’elemento che ha acceso la scintilla".
Come si torna alle competizioni elettorali dopo aver ‘ibernato’ la passione politica per quindici anni? Si riprendono in mano le agende, si riesumano vecchi contatti?
"Non voglio essere considerato come qualcuno risorto dalle tenebre. Ho sentito la necessità di fare la mia parte, e così mi sono lanciato".
Nella vostra lista ci sono volti provenienti dalle galassie di Rinascita ed Endas. A sinistra e fra i repubblicani come l’hanno presa?
"Lo sport di massa nasce negli anni ‘70 con un’impronta dei partiti, o meglio delle appartenenze di pensiero che solcavano lo società. È insomma – benché molte cose siano cambiate – lo sport popolare come lo intendiamo oggi. Peccato che qualcuno se lo sia dimenticato: non abbiamo nulla contro la società che si è aggiudicata la gara per la gestione della piscina, crediamo che l’errore sia a monte, nella decisione del Comune di non coinvolgere le realtà che sono appunto la colonna vertebrale dello sport diffuso".
Ma esiste ancora lo sport diffuso, o la pandemia l’ha spazzato via?
"Esiste malgrado tutto. Ma è evidente come occorra inventare soluzioni nuove: in primis per la vita all’aria aperta, sulla quale Ravenna avrebbe grandi chance. Ad esempio facendo del Candiano una via d’acqua lungo la quale raggiungere Marina di Ravenna, abbattendo quell’assurdo lascito novecentesco per cui di sera si alza una barriera fra città e lidi. L’isolamento in cui si trova questa città se l’è costruito con le proprie mani, o meglio con quelle di chi l’ha amministrata".
La nuova Ravegnana e il raddoppio della ferrovia sono ancora possibili o vanno visti ormai come due spettri che di notte passeggiano a braccetto per Ravenna?
"L’emergenza non riguarda solo la viabilità: se oggi vediamo il Morgagni di Forlì allargarsi, mentre a Cesena sorge addirittura un nuovo ospedale, è anche perché Ravenna non è uscita dal suo isolamento. Le conseguenze a cascata rischiano di essere epocali".
Ha proposto un incremento del sistema di alloggio alberghiero degli airbnb. Per chi cerca casa in affitto somiglia molto a una sorta di sfollagente elettorale, se ne rende conto?
"Voglio tranquillizzare tutti: ci riferiamo soprattutto alla costa. A Ravenna manca ricettività alberghiera, è un dato di fatto. Quando arriveranno le navi crociere la città si farà trovare completamente impreparata: la nostra è una facile previsione. Nell’area urbana esiste una quantità di immobili vuoti tale da disinnescare, se si vuole, l’emergenza abitativa".